RECENSIONE: Dance with the bear – I love you, bears!

Recensione di Claudio Delicato

Il disco dei Dance with the bear è come un trentacinquenne in cassa integrazione che si imbottisce di Diazepam e Viagra e si aggira a Largo Preneste con la bava alla bocca infilando il membro in qualsiasi orifizio gli capiti a tiro di schioppo, senza vincoli di età, sesso, razza o religione: non bada ai fronzoli, ma non si può certo negare che abbia il cazzo duro.

Ho sempre provato simpatia per i dischi scevri da pretestuosi aneliti d’immortalità; amo lo spirito di chi è conscio che non rimarrà nella storia ma fa il suo porco dovere senza strizzare l’occhio al tasto “like us on Facebook”. I love you, bears! rientra alla grande in questa categoria: nove pezzi di dance-punk allo stato puro, un genere che troppo pochi hanno percorso in Italia, con il piede pigiato sull’acceleratore e il naso ancora imbiancato dalla cocaina.

Il primo modello che viene in mente ascoltando il disco sono i Does it offend you, yeah?, per la violenza delle distorsioni e gli arrangiamenti da headbanging costante; il possibile (voluto?) riferimento ai Digitalism del titolo mi sembra invece più nelle intenzioni che nella sostanza. La voce femminile ha un retrogusto vagamente techno, unico aspetto che non mi entusiasma pur non stonando con il contesto; sono infatti del parere che questo genere raggiunga il proprio apice quando le linee vocali sono più grattate e punk, e per questo mi viene da pensare – perdonatemi se sbaglio – che la cantante Giada Simone non abbia esattamente un background electroclash.

Pecca comunque marginale e più che soggettiva, se si considera che I love you, bears! centra in pieno l’obiettivo: essere una gangbang di 36 minuti senza velleitari propositi di eterogeneità che trova il suo culmine espressivo nella devastante title track e nella coattissima We don’t believe.

Non molto da dire sui testi, che per scelta deliberata del gruppo non hanno un senso vero e proprio ma sono composti sulla base del suono delle parole. Poco male per un genere che non ha mai fatto delle lyrics il proprio cavallo di battaglia, ma a questo punto mi chiedo: perché non fare lo stesso esperimento in italiano, magari in futuro? Una mossa del genere renderebbe ancora più originale il progetto dei Dance with the bear. È solo un’idea, poi oh, se vorranno perseverare con l’inglese, come ho detto alla mia ragazza quando mi ha manifestato l’intenzione di indossare un completino intimo fatto di ragù di cinghiale bianco: “sono scelte.”

I love you, bears! fa tutto ciò che un gruppo ferrarese dovrebbe fare, ovvero bussare a casa di Vasco Brondi, guardarlo con aria di sfida e dirgli: “sì, bravo, tutto bello, ma noi vogliamo anche ridere,” quindi correte ad accattarvi ‘sto disco, avendo cura di lasciar da parte qualche spiccio per la ketamina.

I LOVE YOU, BEARS! – DANCE WITH THE BEAR
(Ocarina, 2012)

  1. We don’t believe
  2. Human mind
  3. A reason
  4. The future
  5. I love you, bears!
  6. I want to kill you
  7. Like an animal
  8. Go back!
  9. A reason [funkstep remix by Omar DGTLMonkey]

[youtube=http://youtu.be/pJLyru4T_Uo]

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