Recensione di Claudio Delicato
Se i Venkmans fossero nati oltremanica i loro concerti sarebbero affollati da tredicenni che si strappano i capelli nella speranza che uno di loro gli capiti a tiro di schioppo per concedergli senza esitazione qualsiasi orifizio Madre Natura abbia messo a loro disposizione. Quella del gruppo fiorentino è musica con la riga da una parte, fatta di riff accattivanti, loop che ti entrano in testa come una bestemmia in diretta durante un talk show sul cancro al pancreas e arrangiamenti sapienti e maturi.
I Venkmans hanno con la forma-canzone la stessa confidenza che Luca Sardella ha con le sagre del formaggio piccante: nei loro pezzi non c’è una virgola fuori posto, sono tutti potenti e funzionano che è una bellezza. Good morning sun è la dimostrazione formato .flac che l’indie rock ha ancora molto da offrire a chi si è rotto le scatole dei dischi arrangiati con GarageBand.
Se questa recensione fosse stilata uno degli organizzatori del concertone del primo maggio o da un borioso critico di Repubblica (insomma, tutta quella gente che musicalmente si è fermata al 1996), probabilmente tra i riferimenti artistici non troveremmo altro che gli abusati Subsonica. Invece i nomi che vengono in mente a me ascoltando i Venkmans sono ben altri, precisamente The Killers, The Rapture e un paio di altri gruppi con il “the” nel nome; tutte band che il manuale del perfetto recensore snob imporrebbe di cestinare immediatamente nel calderone dei 15 minuti di celebrità di Andy Warhol, ma che in realtà sono di gran lunga tra la roba più decente che il mercato mainstream abbia offerto negli ultimi anni.
Il quartetto toscano non disdegna sperimentazioni e virtuosismi stilistici, ma sembra tenere al fatto che il filo conduttore dell’intero disco sia la pillola blu, e non mi riferisco certo a quella di Morpheus in Matrix: in Good morning sun non c’è un pezzo che non faccia fare headbanging, a dimostrazione del fatto che c’è ancora gente che si è rotta le scatole del mood depresso di provincia stile Le luci della centrale elettrica. I momenti più interessanti sono l’intrippantissima Free, gli stop’n go di Critical e le reminiscenze eighties di Someone has to comeback. Il missaggio è curato nei minimi dettagli e lascia pensare che in Italia forse possiamo ancora sperare di trovare gente che quando vuole che il proprio prodotto sia di qualità non bada al portafogli.
Good morning sun è un disco che riesce alla grande nel suo intento di regalare una piacevolissima mezz’ora. In bocca al lupo Venkmans, io sono con voi.
GOOD MORNING SUN – THE VENKMANS
(Autoproduzione, 2013)
- Free
- Juliet the disco
- Just follow me
- No one gets the feeling
- Critical
- Out of the box
- Some has to comeback
- Rebirth
- Good morning sun
- (You know) It’s sad but true
- Comedy [bonus track]
[youtube=http://youtu.be/fiEYv1l_OAE]
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