Recensione di Claudio Delicato
Dopo aver ascoltato per la prima volta Amatoriale Italia mi sono sentito un po’ come quando ho aperto la cartella download convinto di aver scaricato Habemus Papam di Nanni Moretti e ci ho trovato una gangbang di un’ora e un quarto fra due Russe barely legal e un branco di cavalli brachimorfi: non era certo quello che mi aspettavo, ma devo ammettere che il prodotto è superlativo.
Con questo disco i Luminal sembrano prendere Francesco Capovilla per i capelli e urlargli nelle orecchie che il noise contemporaneo nostrano, oltre a parlare della Comune di Parigi, può anche sporcarsi le mani con argomenti più “bassi” e attuali che volenti e nolenti fanno parte della nostra cultura come Facebook e Lele Mora. Immagini già ampiamente sviscerate dalla una folta schiera di gruppi emersi di recente, ma i Luminal lo fanno con un atteggiamento del tutto diverso: urlano, scatarrano, strepitano per 45 minuti in un disco che non salva nessuno. Nichilismo allo stato puro, un cane rabbioso chiuso in una gabbia affamato per tre giorni e punzecchiato con un attizzatoio bollente.
Il disco parte a mille con Donne (du, du, du), impietosa carrellata delle peggiori figure femminili che l’avanspettacolo abbia portato ai vertici politici e culturali del Belpaese; poi si passa al panorama musicale indipendente con liriche al vetriolo su pezzi mitici come Carlo vs. il giovane hipster, Giovane musicista italiano, vecchio italiano e C’è vita oltre RockIt, un bel cazzotto in bocca a ridimensionare Vasco Brondi e Lo Stato Sociale. Non mancano episodi più intimi e la canzone più riuscita è a mio parere Grande madre Russia, che unisce una grottesca prospettiva personale a quella politica, in un mix di piani quinquennali e MDMA che neanche a Carlo Conti è mai riuscito così bene.
Chi ha seguito il gruppo nei suoi precedenti lavori rimarrà sorpreso dal cambio di rotta, radicale quanto quelli dei vertici del PD dopo ogni tornata elettorale: i Luminal rinunciano quasi in toto alla melodia a favore di riff crudi e ossessivi e basi musicali distorte, creando un sound che non perde nulla in sede live. Le linee vocali sono sbraitate e negli episodi più calmi richiamano lo sguardo gelido e subdolamente omicida che ti indirizzava tua madre quando da bambino ti rifiutavi di mangiare gli spinaci, i testi sono deliranti almeno quanto il sito web del gruppo e l’alternanza di voce femminile e maschile funziona, per quanto personalmente lascerei un po’ più di spazio ad Alessandra Perna.
Amatoriale Italia è quanto di meglio vi possa capitare mentre annoiati mettete thumbs up ai video dei The Pills. Vi consiglio di procurarvelo subito, perché non c’è esperienza che mi abbia reso così entusiasta nel 2013 se si eccettua quel flash mob di un paio di settimane fa a piazza Colonna che consisteva in uno stupro di gruppo capeggiato da Paolo Limiti.
AMATORIALE ITALIA – LUMINAL
(Le Narcisse/Goodfellas, 2013)
- Donne (du, du, du)
- Una casa in campagna
- Blues maiuscolo del maniaco su Facebook
- Stella era una ballerina e stava sempre giù
- Carlo vs. il giovane hipster
- Lele Mora
- Dio ha ancora molto in Serbia per me
- Giovane musicista italiano, vecchio italiano
- Una discografia di Cohen
- Essere qualcun altro
- C’è vita oltre RockIt
- Canzone per Antonio Masa [cover Laghetto]
- Grande madre Russia
- Il lavoro rende schiavi
- L’aquila reale
[youtube=http://youtu.be/mkdNlTVxInc]
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