Live report di Antonio Asquino
Una manifestazione che ha avuto due nemici decisi a farsi valere: il primo è stato la pioggia che ha innaffiato copiosamente la capitale lungo tutto il pomeriggio e il secondo sono stati gli abitanti dei palazzi intorno al parco dove si svolgeva il concerto che hanno “imposto” la cessazione della musica alle 23:30 senza deroghe (evidentemente Porta a Porta quella sera non era in onda e ne hanno approfittato per andare a letto presto).
Conseguenze di queste avversità sono state che i tre gruppi (Testaintasca, Mamavegas e Criminal Jokers) non hanno potuto fare il soundcheck, che l’organizzazione ha dovuto optare per un ingresso ad offerta libera per cercare di non perdere pubblico dopo che il tempo aveva seriamente minato lo svolgimento della serata e che i mediocri incapaci di cogliere l’importanza di recuperare spazi cittadini per dedicarli alla cultura e all’arte, tanto per cambiare, hanno vinto. Ciò non toglie che il concerto ci sia stato e che l’offerta, malgrado tutto, sia stata qualitativamente all’altezza. La seconda serata del festival organizzato dalla 42 Records si può considerare riuscita, bella la location, ottimo il contesto (e qui un plauso va fatto all’organizzazione del Pigneto Spazio Aperto) e valide proposte musicali.
Hanno aperto i Testaintasca, quartetto romano di belle promesse e, probabilmente, anche radioso avvenire, con una formula accattivante e coinvolgente. La proposta è una sorta di Bignami pop declinato in salsa brit rock che pesca a piene mani sia dai sixties che dai nineties, riveduto e corretto da una propensione alla melodia tutta italiana. I brani presentati, in parte sono contenuti nell’unico EP finora realizzato dalla band (disponibile in download gratuito) e in parte anticipano il primo vero disco che dovrebbe uscire in autunno. Tra ritornelli a presa rapida, energia elettrica e ritmi coinvolgenti, il gruppo si fa decisamente apprezzare.
Seguono i Mamavegas, sestetto romano che col disco d’esordio ha fatto parlare di sé, ma il gruppo non sembra in palla e sicuramente su questa resa ha pesato l’assenza del soundcheck. La varietà di stili sciorinati dal gruppo (spesso anche nello stesso brano) ha bisogno di una cura maniacale dei suoni e di una energia che mi è parsa un po’ assente, ma le idee ci sono e sono anche valide. I brani nuovi fanno ben sperare per il disco e tutto sommato una serata sottotono non inficia le buone basi della band e non ne intacca la caratura internazionale, da rivedere in un live curato meglio e privo di intoppi.
Chiudono in pompa magna i Criminal Jokers che dopo un anno di tour passato a suonare i brani dell’ottimo Bestie, hanno portato a piena maturazione un percorso che li ha visti acquisire personalità, crescere nelle capacità di arrangiare e confermare le buone sensazioni avute ai tempi del tour del primo album (da cui anche stasera hanno eseguito qualche brano, come l’ottima Killer). Sul palco Francesco Motta si danna l’anima e restituisce un’idea primitiva di rock’n’roll che non è usuale vedere da un performer italiano, se a questo aggiungiamo che pesta preciso sulla batteria e canta benissimo, oltre ad incitare il pubblico, ironizzare e strepitare, come è giusto che sia, sostenuto e amplificato da un gruppo che sa quello che fa, il quadro che ne viene fuori è che i Criminal Jokers dal vivo sono una band di primissimo livello, capaci anche di accomiatarsi con una sentita versione acustica di Occhi Bianchi suonata senza amplificazioni causa divieto degli idioti dormienti di cui sopra.