Recensione di Andrea Barbaglia
Sono la rassicurante carezza in una fastidiosa giornata di pioggia e la frizzante acqua tonica che non può mancare nello zaino ogniqualvolta stacchiamo la spina per tuffarci a perdifiato in una meritata vacanza ristoratrice in compagnia, ciliegina sulla torta, della persona giusta.
Il caldo abbraccio del Black Beat Movement messo in atto da un ricco ensemble umano di diversa estrazione musicale trova nella dimensione live la sua massima espressione. Il sestetto nu funk milanese nato solamente 365 giorni fa e fronteggiato dalla strepitosa voce di Naima Faraò conquista al primo ascolto per tenuta e padronanza dei propri mezzi.
Accanto alla più classica delle strumentazioni rock (chitarra-basso-batteria) ecco fare la propria comparsa, pronti a cambiare subito le carte appena messe in tavola, il sassofono di Luca Specchio, uno capace di farsi apprezzare fra gli altri da due mostri sacri come Giorgio Gaslini ed Enrico Intra, e gli scratch del manipolatore di suoni di turno che risponde al nome di DJ Agly.
Comunicativi. Espressivi. Preparati. Tre preziose qualità che la band mantiene intatte pure in studio grazie all’apporto dell’ottimo Gionata Bettini e ad una serie di ospiti mirati, capaci di arricchire ulteriormente il già ricco piatto sonoro. In un tripudio di classe funk i Black Beat Movement sono sempre sul pezzo. Contagiosi nella dinamica Ride The Wave dal sapore afrobeat remiscelato con gusto; sinuosi, ma decisi e disinvolti lungo i sentieri del trip hop battuti nella liberatoria freschezza hippie di H.A.P.P.I.N.E.S.S.; elegantemente smooth, grazie ai fraseggi di Luca Dall’Anna (The Assasins, Tan T’Ien) al rhodes, nell’intensa Slow. E che dire dei ripetuti cambi di tempo che contraddistinguono il camaleontico crossover jazz di Kerouac? Mai un istante di noia. La compenetrazione di generi diventa infatti in questo modo stimolo creativo e momento di crescita comune a cui il collettivo lombardo non si sottrae affatto. Everything Is Clear: ce lo ricordano loro stessi con il conclusivo R&B notturno dal groove liquido e sensuale.
Una band dal potenziale altissimo a cui sfortunatamente è capitato di nascere in Italia. Così in molti avrebbero scritto dei Black Beat Movement nel secolo scorso, utopisticamente sperando comunque in un miracolo nonostante la “maledizione” geografica di cui sopra. Oggi, nell’era della globalizzazione e dell’interscambio culturale senza frontiere, forse, qualcosa potrebbe davvero essere cambiato. Distanze ridotte, circolazione e fruizione più rapide del proprio lavoro avvantaggiano chiunque in campo musicale.
Di contro c’è, come è noto, il rischio di essere travolti da una offerta quantitativamente sproporzionata rispetto alla qualità che potrebbe soffocare anche i germogli migliori della nostra produzione nazionale. Sapranno i BBM giocare al meglio le proprie carte e avere la fortuna dalla loro? Per ora sono una splendida sorpresa: c’è forse dono più bello di una sorpresa? Il Black Beat Movement è in a beat odissey. Noi con loro. Sotto il palco.
BLACK BEAT MOVEMENT – BLACK BEAT MOVEMENT
(Maninalto!, 2013)
- Ride the wave
- Kerouac
- H.A.P.P.I.N.E.S.S.
- Slow
- Everything is clear