Recensione di Antonio Asquino
Parto con un proclama: i C+C Maxigross sono uno dei migliori gruppi italiani in attività e ho voluto cominciare con questa affermazione anche perché sono consapevole di averli colpevolmente scoperti solo da pochi mesi, ma l’ascolto di questo secondo lavoro discografico Ruvain merita questo ed altro.
Veneti, provenienti dalla Lessinia (situata nell’area geografica dei monti veronesi ), il collettivo di origine e madrelingua (morta) cimbra è alla sua seconda prova dopo l’ep di debutto Singàr che già ne aveva fatto apprezzare le qualità. I territori percorsi dal gruppo contengono le solide fondamenta di una commistione di generi da urlo: il folk psichedelico, il pop, la scena acida californiana, armonie vocali di stampo sixties ed anche l’eleganza di scrittura britannica, il tutto è di caratura internazionale.
Tutti i membri sono compositori, polistrumentisti e ottimi musicisti, utilizzano cinque lingue per i testi (inglese, spagnolo, italiano, portoghese e cimbro), sanno cantare tutti e arrangiano con gusto e genio, riuscendo a trasmettere una gamma emozionale ad ampio raggio e affidandosi a canzoni memorabili, ben suonate e ben prodotte (alcuni brani sono prodotti da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle e si sente) che fanno di Ruvain uno dei migliori dischi di questo 2013.
Bellissima l’apertura affidata a Pamukkale In E, languido folk bucolico dalla spiccata verve melodica, lo stesso impatto regge la più vivace e rock Charleroi Poulet, mentre Uno Tempo è più vicina a certe suggestioni orientaleggianti e acide. Hills, Hills, Hills è uno dei brani migliori del disco, solare e trascinante, costruita tra superbe armonie vocali alla Beach Boys, resta scolpita nella mente dopo un solo ascolto e A Freak Can si regge su flauti e cori africani per poi esplodere nella seconda parte. Lesha!Keyoo!See-Ya! è un gioiello percussivo e incalzante guidato dall’intreccio di voci e L’Attesa Di Maicol è un delizioso bozzetto swing di ironia agrodolce che gode di un tiro travolgente e un arrangiamento creativo e funzionale. Ten Dark Wednesday è un’altra vetta assoluta, il cantato rimanda un po’ a Devendra Banhart mentre la bellissima melodia è magia folk anglosassone, in un crescendo finale da applausi. La voce sussurata No One Calls Me (The Time Of The Time Of The Season) si sposa bene con le cadenze ancora una volta vicine allo swing e ai coretti acidi di contorno, invece Najhladnija Luke Pule vive di suggestioni folk acide nella prima parte e decisamente anni ’60 nella seconda con tanto di armonica a condurre le danze. Josè sembra quasi un tradizionale brasiliano riveduto e corretto dalla personalità della band che lo arricchisce con splendide sovrapposizioni di voci e un ritmo irresistibile. Holynaut e Testi’s Baker-Jung Neil sono due gemme psichedeliche, più contenuta e trattenuta la prima mentre è lunga, deflagrante e allucinata la seconda. Chiude il disco Wait Me To Arrive un morbido strumentale che dimostra ulteriormente l’intelligenza compositiva e il gusto per l’arrangiamento della band.
Un disco splendido di un gruppo da seguire con attenzione e ammirazione, l’anno è ancora musicalmente lungo, ma ho come la sensazione che nella famigerata top ten del 2013 Ruvain sarà presente.
RUVAIN – C+C=MAXIGROSS
(Vaggimal Records, 2013)
- Pumakkale in E
- Charleroi Poulet
- Uno Tempo
- Hills, Hills, Hills
- A Freak Can
- Lesha!Keyhoo!See-Ya!
- L’attesa di Maicol
- Ten Dark Wednesday
- No One Calls Me (The Time of The Time of The Season)
- Najhladnija Luka Pule
- Josè
- Holynaut
- Testi’s Baker-Jung Neil
- Wait Me to Arrive
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