Recensione di Gaia Caffio
I Crystal Stilts sono lieti di annunciare (e noi con loro!) l’uscita del loro nuovo e terzo album, Nature Noir, che vede la luce proprio in questi giorni per la Sacred Bones Records (quella di David Lynch, Pharmakon, Zola Jesus… per intenderci).
Come ogni produzione di stile, è la qualità degli ingredienti e la prospettiva unica dei creatori che fanno nascere una meraviglia come questa. Piacevole distillato di sonorità non usuali e visionarie, il terzo LP dei Crystal Stilts catapulta chiunque su un’isola che non c’è, isolati da ogni volgarità sonora e immersi in un patrimonio musicale unico in questo periodo storico.
Nati nel 2003 a New York, l’attuale formazione vede Brad Hargett (voce), JB Townsend (chitarra), Andy Adler (basso), Keegan Cooke (batteria) e Kyle Forester (tastiera). Come è noto, il loro formulario non è nuovo, ma attinge a piene mani alla ricca storia delle sottoculture musicali di New York, con echi di Lou Reed, The Stooges, artisti psichedelici e icone del proto-punk americano (fa girare la testa soltanto per la somma di derivazioni).
In questo terzo LP, al di là dell’intento dell’album (“explore the dark connections between the individual and its environment”), colpisce principalmente l’emotività degli accordi, molto più marcata che negli altri lavori. La stessa band in un comunicato stampa precisa la volontà di ampliare la propria miscela soul, folk, psych, country e proto-punk e lasciare più spazio per il dilettarsi in “freeform experimentation”. E questo intento traspare in ognuna delle dieci stupende tracce dell’album.
Il risultato è un lavoro che, rispetto ai precedenti – proiettati tra le stelle come il tappo di spumante nell’occhio della luna di George Melies – appare semplicemente più “umano” ma ugualmente magnetico e distensivo, terzo episodio di una trilogia di album da incorniciare.
Le tracce contengono ritmi scattanti e più veloci del solito, chitarre dal suono d’epoca, riff in stile Chuck Berry, i già noti ammassi sonori disturbati e ridondanti di distorsioni e le linee vocali di Brad Hargett – sempre rigorosamente retrostanti – rimangono profonde e catatoniche. Numerosi strumenti musicali arricchiscono ogni pezzo, che siano sepolti dietro i versi o in prima fila a dar mostra di sé (c’è chi ha definito questo lavoro “one of the least orchestral sounding orchestral rock records ever produced”).
E se è vero che la band continua ad investire poco in motivi discreti, narrazioni pulite, o emozioni in cui identificarsi, preferendo invece sfondi sonori densi di sfumature e di rumori di fondo, è anche vero che la bassa fedeltà fatta con stile restituisce un’intensità emotiva unica, che, nel caso dei Crystal Stilts, rende leggero qualsiasi impasto di stili ed entropia sonora.
Usciti dal circolo dei richiami e delle fonti, rimane un lavoro ben fatto ed omogeneo nel suo essere ancorato al passato e futuribile allo stesso tempo. Sicuramente degno del nostro scaffale di vinili.
NATURE NOIR – CRYSTAL STILTS
(Sacred Bones Records, 2013)
- Spirit In Front Of Me
- Star Crawl
- Future Folklore
- Sticks And Stones
- Memory Room
- Worlds Gone Weird
- Darken The Door
- Electrons Rising