Live report di Skanderbeg
A volte capita di avere la fortuna di assistere a uno spettacolo, un concerto o pièce teatrale e pensare, durante lo svolgimento dello show, che l’artista che stai guardando diventerà una leggenda o che almeno sarà ricordato negli annali della musica o nella hall of fame perché il suo stile, il suo fascino o la sua particolare tecnica sono stati unici e inimitabili.
Il 25 settembre al Sinister Noise di Roma abbiamo avuto per un attimo questa sensazione mentre sul palco vibravano le note di Bob Log III da Tucson, Arizona. Una persona mite fuori dal palco che prima del concerto dispensa sorrisi e parole ai fan ma che appena sale sullo stage si trasforma in un astronauta da B-movie americano, con il suo casco filtra voce e quella tutina aderente di velluto rosso con i bottoni luccicanti.
Il concerto della one man band più pazza dell’Arizona non è semplicemente una commistione di suoni provenienti da ambienti e generi diversi, ma è qualcosa che va oltre l’immaginario europeo con continui inviti di partecipazione al pubblico, discese dal palco improvvise quanto esasperanti, stage diving fantascientifici sopra un canotto di gomma, e ragazze pronte a tutto pur di salire sulle sue ginocchia appena parte la mitica I want your shit on my leg.
La parte scenica sembra prendere sempre il sopravvento quando sul palco si trovano personaggi così istrionici ma Bob Log III si distingue anche in questo: la rappresentazione teatrale e la musica viaggiano in parallelo, si compenetrano e non possono fare a meno una dell’altra. Riff taglienti ed esasperati che ricordano Bo Diddley, lunghe cavalcate da delta blues accompagnate da improbabili basi drum and bass e da quella cassa e charleston suonate in maniera compulsiva e allucinogena.
Brani di chiara ispirazione Chicago blues (dove Bob è nato prima di trasferirsi in Arizona), con influenze più disparate dal country all’industrial degli Einstürzende Neubauten. Una tecnica chitarristica stravagante quanto efficace con la slide guitar che si infiamma e che a volte diventa banjo grazie a un set di multieffetti in serie che l’artista a stelle e strisce controlla alla perfezione.
Meritano di essere citati alcuni brani della serata come il nuovo singolo Ooo ah ooo uh! e Shake the boot, ma sarebbe quasi offensivo riepilogare in maniera accademica i pezzi suonati dal giullare di Tucson perché si perderebbero lo spirito e l’energia che Bob Log III trasmette.
Sul palco Bob, sotto un centinaio di appassionati, stipati all’interno della gradevole sala del Sinister Noise, che si dimenano come ossessi, scandendo il tempo con la testa penzolante e ululando gli improperi made in Arizona. Un sorriso che si dipinge sul volto di tutti gli appassionati accorsi e che non scompare nemmeno quando, dopo un’ora e venti di follia pura, la nostra leggenda lascia il palco e ci saluta.
Photo report di Enrico Ocirne Piccirillo
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