RECENSIONE: The Sleeping Tree – Painless

Recensione di Eleonora Montesanti

Painless. Senza dolore. Una catapulta in una dimensione intima, spirituale, rassicurante. Non c’è niente che appare falso in questo disco: la positività che si trascina costante sul fondo delle dodici tracce non è inventata, non è frivola, al contrario è palpabile, concreta e da inseguire con delicatezza. Il messaggio che si racchiude nel nuovo lavoro di The sleeping tree, alias Giulio Frausin (bassista del famoso gruppo raggae Mellow Mood) parte proprio da questo presupposto: la trasformazione del dolore. Da presenza indistruttibile viene canalizzato nella sua più intensa assenza, la quale lascia sì una massiccia vulnerabilità, ma che può essere colmata a suon di suggestioni melodiche essenziali.

Jah takes my soul è il pezzo che apre Painless, ed è un testamento che evidenzia sin dai primi accordi l’uso scarno e sapiente della chitarra, costante dal primo all’ultimo istante del disco, etichettabile come folk acustico e riconducibile per certi aspetti all’immenso Nick Drake. Non viene nemmeno in mente di chiedersi come siano provocati quegli assaggi di percussioni, perché tutto è così perfetto che non resta il tempo di farsi domande, ci si può solo lasciar trasportare dalla pancia, e godere. Per onor di cronaca, comunque, gli effetti ritmici vengono creati con un cembalo, un tamburello insomma, evidentemente maltrattato, ma con una certa raffinatezza.

Si procede con Heart as a ghost, un invito a dare ascolto alle proprie passioni, poiché il cercare di ammutolirle finisce sempre per rovinare ciò che siamo e ciò che ci circonda. Una tematica simile si ritrova anche in Sweets of Helsinki, una metafora dal sapore agrodolce che ci aiuta a comprendere che spesso alcune delle cose che odiamo ce ne ricordano altrettante di cui siamo follemente innamorati. Un paradosso accompagnato da note soavi che ci guidano nel percepirlo come parte integrante del nostro essere.

Ricollegandoci all’accettazione di sé e delle barriere auto-imposte arriviamo a Ulysses’ disciple: cortometraggio sonoro di un Ulisse moderno che, dopo aver impiegato tutto nella lotta contro le sirene della quotidianità, vi si abbandona dolcemente, comprendendo quelli che sono i suoi limiti, e magari trasformandoli in futuri punti di forza. Una grande varietà di temi, vicini e lontani dal nostro vissuto, che si ramificano partendo però dalla stessa radice: ridimensionarci di fronte alla bellezza del mondo.

Appare strano che in un tipo di musica così internazionale, il cui eco si sente da lontano, si parli del nostro paese, eppure in Southern hills c’è una profonda dichiarazione d’amore alla natura tipica del sud Italia; è il punto di partenza per una riflessione sulla piccolezza dell’essere umano e del suo egocentrismo di fronte all’imponenza granitica degli Appennini.

Un altro elemento caratterizzante di Painless è il puro utilizzo del fingerpicking da parte di Giulio Frausin nel suonare la chitarra. Wings è la canzone in cui la sensazione delle dita poggiate e pizzicate sulle corde si mostra più suggestiva e piacevole. Non si può non accennare poi a Going nowhere, riuscitissima cover di uno dei più magistrali cantautori americani: Elliott Smith. Un omaggio sentito che non disturba, anzi, si cuce perfettamente insieme a tutte le altre tracce.

Jah guide ha l’onere e l’onore di ricamare la parola fine su questo piccolo capolavoro di delicatezza e lo fa attraverso un caldo grido che chiude il cerchio in un modo inaspettato: viene fuori qui, infatti, la natura rastafariana di Frausin.

PAINLESS – THE SLEEPING TREE
(La Tempesta International, 2013)

  1. Jah takes my soul
  2. Heart as a ghost
  3. Going nowhere
  4. Sweets of Helsinki
  5. Little too often
  6. Southern hills
  7. Sorcerer
  8. Ulysses’ disciple
  9. Wings
  10. His father
  11. Writing back home
  12. Jah guide

[youtube=http://youtu.be/XhbVN-quCsI]

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