Recensione di Claudio Delicato
Scoprire che i Boxerin Club (il più vecchio dei quali ha sei anni meno di te) hanno fatto un disco come Aloha Krakatoa senza la mano invisibile di Santa Caterina Caselli ti fa sentire come quando, seduto sul divano a spaccarti di Punk IPA e Pringles sour cream & onion, vedesti per la prima volta un diciottenne Leo Messi fumarsi cinque difensori mentre sorseggiava brandy Stravecchio facendo veroniche in equilibrio su un piede solo manco fosse Carla Fracci: è dura ammetterlo, ma se non sei arrivato a quei livelli è perché non avevi abbastanza talento. Le prime cose che sorprendono di questo LP d’esordio, infatti, sono l’ottima tecnica strumentistica dei componenti, la loro sorprendente capacità compositiva e una maniacale cura negli arrangiamenti e nella produzione. Aloha Krakatoa è un disco maturo, fatto e finito, che poteva tranquillamente uscire dalla mente di musicisti ben più navigati.
I Boxerin Club suonano una world music con influenze caraibiche che per natura protende verso l’indie pop, ma per brevità e semplicità definirò il loro genere “LA MUSICHETTA CHE FA DA COLONNA SONORA A QUANDO SOGNI DI ESSERE IN UN’ISOLA DESERTA A BERE UN MOJITO CON LA BANDIERA DELLA REPUBBLICA DOMINICANA MENTRE SETTE DONNE CON GHIRLANDE DI FIORI COLORATE TI AGITANO DI FRONTE CHIAPPE ROTONDE COME IL FOTTUTO CERCHIO DI GIOTTO”.
Ci voleva quindi un gruppo giovane (giovane davvero, in un’Italia in cui lo si è fino a 45 anni), con quel pizzico di audacia che un contratto a tempo indeterminato da Accenture generalmente ti toglie, per ascoltare finalmente qualcosa di così diverso. Cambi di tempo improvvisi e senza senso, percussioni yeah, chitarrette sbarazzine, trombe: finalmente! Finalmente un disco deliziosamente imperfetto e incosciente, che suona spontaneo anche grazie alla produzione analogica e in presa diretta totale di basso, chitarra, e batteria.
Il singolo di lancio Caribbean Town era senza dubbio la scelta migliore per spingere Aloha Krakatoa perché dimostra che i Boxerin Club sono un gruppo carico e affiatato che riesce a scrivere pezzi catchy e orecchiabili. Ma di canzoni valide ce ne sono parecchie: dalla schizofrenica opening track Bah Boh alla deliziosa ballata pop Clown, da Hedgehogs – inno perfetto di ipotetici mondiali di calcio in Honduras – fino a Clouds’ll roll away e Black cat serenade. Pezzi con gli occhiali da sole, le camicie a fiori e quattro ciccioni neri al seguito che picchiano come dannati sulle percussioni, con tanti saluti ai rocker depressi modello I hate myself and I wanna die.
A voler proprio essere pedanti, l’unico margine di miglioramento che si può attribuire ad Aloha Krakatoa è che più di una canzone fa pensare “Vampire Weekend” fin dai primi secondi, in parte dal punto di vista musicale ma soprattutto da quello vocale. Va detto però che non tutto il disco è derivativo, e per un gruppo così giovane il peccato di palesare a tratti le proprie influenze è tutto sommato veniale.
Dato che i Boxerin Club hanno già sollevato un discreto hype, è probabile che questo LP apra loro le porte del successo con tutto ciò che esso comporta: alcol, promiscuità, droghe pesanti e segreterie del PD (per quanto non glielo auguri). Se la loro priorità sarà non farsi sfuggire il pubblico che stanno conquistando avremo di fronte l’ennesimo fuoco fatuo che fa musica per gratificare gli altri e non se stesso. In caso contrario, ladies and gentlemen, vi presento il vostro nuovo gruppo preferito.
ALOHA KRAKATOA – BOXERIN CLUB
(Bomba Dischi, 2014)
- Bah boh
- Caribbean Town
- It takes two to tango
- Clown
- (Boys are too) lazy
- Northern flow
- Hedgehogs
- Clouds’ll roll away
- Try hocket
- Golden nose
- Black cat serenade
[youtube=http://youtu.be/4DZumV5OV2s]
BOXERIN CLUB SUL WEB
- Sito ufficiale di Bomba Dischi
- Pagina Facebook
- Canale YouTube di Bomba Dischi
- Profilo BandCamp
- Aloha Krakatoa su iTunes/Amazon
Claudio Delicato è anche su ciclofrenia.it™ (Facebook/Twitter)