Report di Francesca Vantaggiato
Il 4 marzo è uscito Costellazioni, l’ultimo album di Vasco Brondi, in arte Le luci della centrale elettrica. Per oltre una settimana Vasco ha girato tutta l’Italia per raccontarlo al suo pubblico, fermandosi anche all’Ohibò di Milano. E noi non potevamo mancare.
Costellazioni è “un disco da mettere per ballare sotto le bombe” come ci spiega lo stesso Vasco, appoggiato al palco dell’Ohibò, visibilmente felice di parlare delle 15 canzoni che compongono il suo terzo album. Si tratta di un lavoro durato oltre un anno, durante il quale i brani sono stati creati, distrutti, modificati: l’enorme mole di materiale scritto appena finito il tour del 2012 è stato gettato via per dar vita a qualcosa di nuovo, a pezzi composti in pochi giorni, altri considerati perfetti e poi cestinati, altri ancora in perpetua mutazione.
In effetti questo disco è qualcosa di veramente inaspettato per chi conosce Le luci della centrale elettrica: è il risultato di un progetto condiviso a cui hanno partecipato una miriade di musicisti; è un insieme di sonorità e rumori, dove la sua voce è uno dei tanti elementi che compongono il tutto; compare l’elettronica mescolata a registrazioni ambientali, suoni sintetici e pura acustica. Costellazioni è appunto questo: un album “organico, acustico ed elettrico.”
Sono tutti elementi nuovi, presenti grazie all’apporto dato dai colleghi e amici a cui Vasco ha fatto ascoltare i pezzi in elaborazione, primo fra tutti Federico Dragogna dei Ministri. Vasco racconta che, inizialmente, le canzoni non lo convincevano: non erano così strazianti come quelle degli album precedenti, quelle che era abituato a offrire al suo pubblico. Poi, però, si è accorto che le tante emozioni suscitate dai suoi brani non erano poi male. Anzi, funzionavano assai bene. Così, un po’ per caso, ha scoperto che la condivisione e la sperimentazione sono processi divertenti che si adattavano perfettamente alla sua idea di musica: da qui tutto il lavoro ha preso un’altra strada.
L’idea iniziale dell’album era quella di raccontare un’unica storia, ma poi c’è stato un ripensamento: i brani di Costellazioni sono diventati pezzi a sé che, prendendo direzioni indipendenti, mettono a fuoco situazioni, storie, emozioni diverse. Eppure c’è un qualcosa di sostanzioso che tiene insieme il tutto: un senso di irriverenza, di leggerezza e ironia in risposta alla pesantezza della realtà, della crisi e del pessimismo che sembrano essere la cifra dell’epoca contemporanea. L’obiettivo di Vasco era proprio questo: scrivere “canzoni che fossero l’opposto della mentalità generale di rassegnazione e lamentele.” Cita i Rolling Stones che in un contesto storico-politico greve e rigido si presentarono al mondo con la musica più divertente, colorata e trasgressiva inimmaginabile per la società inglese. L’idea alla base di Costellazioni è esattamente questo: in un momento in cui non si fa che parlare di crisi e di disperazione, in cui l’aggressività e il gridare sono divenuti gli unici codici della comunicazione, c’è bisogno di chiacchiere e di toni delicati, di canticchiare quel “pa-pa-pa” del primo singolo dell’album I destini generali. Così cambia anche la voce di Vasco: il cantato è di uno stonato naturale, poco urlato, i testi sono razionalizzati e sintetici.
Resta però un tratto caratteristico della sua musica: l’attaccamento viscerale alle periferie del mondo, alle piccole comunità rilegate ai margini, prima fra tutte quella di Ferrara. Come per i CCCP Carpi era la periferia estrema di Berlino, per Vasco Ferrara rappresenta la periferia estrema del mondo. Allo stesso modo, se i terribili anni ottanta sono stati la “situazione eccellente” per il punk e il cantautorato italiano, gli anni zero e le periferie italiane sono “i tempi e posti” de Le luci della Centrale elettrica. In questo senso, Costellazioni è “un sospiro di sollievo all’inizio della fine di questa gioventù troppo spesso sopravvalutata.” Non è musica per una generazione senza futuro, ma per tutti coloro che credono che il futuro esiste perché “c’è adesso, stasera, lo sto facendo ora.”
Nel futuro di Vasco Brondi c’è già l’idea di un prossimo album che si focalizzerà su una delle tante direzioni tracciate dalle canzoni di Costellazioni, magari quella più punk e urlata di Firmamento, o forse quella tra l’elettronica e l’orchestrale di Padre nostro dei satelliti. Ci sarà tempo per decidere. Intanto Vasco si prepara al nuovo tour che partirà il 14 marzo da Livorno e si concluderà il 9 maggio a Roncade. Sì, c’è decisamente ancora tanto tempo per pensare al futuro.
Photo report di Noemi Teti
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