Live report di Federico de Feo
Undici marzo 2014, sono passati diciassette anni dalla pubblicazione di Hai paura del buio?, l’album più importante degli Afterhours e forse di tutta la scena indipendente italiana (qui la recensione di Claudio Delicato per Just Kids). Il disco creò un vero e proprio terremoto nella musica rock, mescolando numerosi generi al suo interno e ottenendo dalla critica il premio come miglior album indipendente degli ultimi 20 anni.
Dopo il grande successo ottenuto nelle date del tour celebrativo – che ha fatto registrare il tutto esaurito – che ha seguito la riedizione dell’album e il festival omonimo, Manuel Agnelli & C. arrivano alla Feltrinelli di Roma. Le prime sensazioni sono quelle di trovarsi all’interno di una macchina del tempo che ci riporta ad assaporare il periodo dell’uscita dell’album, in cui fare musica era completamente diverso, soprattutto negli ambienti legati alla scena rock indipendente italiana. Un periodo cruciale per la storia degli Afterhours che, nonostante l’uscita di Germi, ancora non avevano ottenuto quel salto di qualità che tutti attendevano, e cosa più grave non avevano un contratto discografico.
Ma proprio da queste sensazioni di precarietà e desolazione per un progetto che rischiava quasi di fallire nacque Hai paura del buio?, che come racconta la band porta con sé tutti gli stati d’animo e le frustrazioni di quel periodo. L’LP permette agli Afterhours di ottenere numerosi riconoscimenti sia dal pubblico – con un incremento sostanzioso della partecipazione ai concerti – che dalla critica, italiana e non.
Ora però torniamo al presente. L’incontro alla Feltrinelli ripercorre le tematiche che hanno portato alla riedizione di Hai paura del buio?, partendo dalle modalità con cui è stato reinterpretato l’album dalla band e dagli artisti nazionali e internazionali che hanno preso parte al progetto. Manuel Agnelli spiega che le differenze fra questo disco e l’originale sono legate soprattutto ai contenuti intimi ed emozionali presenti nelle canzoni, che non sono più attuali e se riproposti lo renderebbero “finto”: per questo motivo l’LP è stato interpretato con una tensione e un immaginario quasi teatrale.
Manuel aggiunge che questa operazione nasce dall’esigenza di staccarsi dalla “sacralità” di quest’album, che – pur rappresentando un punto di svolta per la loro musica, apprezzato e ritenuto importante da pubblico e critica tanto da segnare un nuovo corso musicale – rischia di diventare un pesante fardello, un busto di marmo che gli Afterhours preferiscono distruggere nonostante sia per loro un motivo d’orgoglio. La sfida principale, che il gruppo si è proposto di portare avanti, è stata la rielaborazione di tutti i pezzi con artisti di ogni provenienza.
L’idea, spiega Xabier Iriondo, nasce dalla voglia di non ripetersi e realizzare qualcosa che nella loro personale storia non era mai avvenuto: unire realtà lontane e diverse, internazionali, italiane – sotterranee e nazional-popolari – che rispecchiassero anche l’aspetto un po’ “schizofrenico” di questo progetto musicale. Secondo Xabier l’album stesso, che mescola stili così variegati, lo ha reso ideale per la partecipazione di tanti “vecchi e nuovi amici”, da artisti pop ad altri più sperimentali, che hanno interpretato i pezzi con approcci estremamente diversi.
A ogni artista, per volere della stessa band, è stata infatti concessa la più assoluta libertà compositiva, permettendogli di trasformare il pezzo a suo piacimento rendendolo proprio, come nel caso di Mark Lanegan che reinterpreta Pelle; in due casi anche i testi sono stati modificati. Questo ha generato non poche polemiche, specialmente verso la versione di 1996 di Edoardo Bennato e quella di Lasciami leccare l’adrenalina di Eugenio Finardi. Nello specifico, le critiche hanno riguardato l’omissione di versi molto forti ma allo stesso modo importanti per comprendere appieno le due canzoni. Manuel è del parere che questa censura dipenda dal periodo storico odierno, ben differente da quello in cui è uscito l’album: oggi il politically correct la fa da padrone ed è diffusa una percezione superficiale di temi molto seri, il che ha spinto Finardi a eliminare una frase che potesse dare adito a fraintendimenti riguardo il tema della violenza sulle donne.
Arriviamo così al momento più atteso, la parte live dell’incontro: gli Afterhours eseguono alcuni pezzi di Hai paura del buio? (Male di miele, Pelle e 1996) e Padania, title track dell’ultimo album. Come sempre la qualità è altissima e lascia l’acquolina in bocca a chi non è riuscito ad accaparrarsi gli ultimi biglietti per il live del 28 marzo all’Orion di Roma.
Proprio chi non ha avuto modo di assistere a una delle tappe del tour dedicato alla riedizione del disco può consolarsi con la galleria fotografica del concerto al Demodè di Bari, realizzata da Michele Battilomo per Just Kids.
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