Recensione di Giulia Palummieri
Il percorso dei Marta sui Tubi è di quelli che – tra l’invadente orda di “amici”, fattori X, voices e chi più ne ha più ne metta – quasi si definirebbe di “un tempo che fu”. Costruire una reputazione solida e inviolabile tessuta con trame di sangue e polvere non vi sembra di fatto una di quelle care storie rock’n’roll capaci di scaldare il cuore di noi amanti della musica e farci sentire obsoleti rispetto alla smart-generation?
Salva gente (titolo di questo atipico “best of”) certo non rimanda alla mente un immaginario privo di significato ponderato; diciamocelo, di una speranza salvifica a cui aggrapparsi se ne sentiva il bisogno, tra le onde alte del momento, i “surfisti” e gli ingenti quantitativi di nulla, ma soprattutto tra le disillusioni e le amarezze di quel folle viaggio chiamato vita.
Eccoci qui, quindi, a festeggiare i dieci anni dei Marta sui Tubi con i brani più rappresentativi della loro carriera, scelti non solo con la meticolosa cura dei padri partorienti ma donando a essi nuove vesti e aprendo al contempo le porte al futuro. Più che di un “memoriale”, infatti, questo disco ha le sembianze di un regalo per vecchi e nuovi estimatori, ma la missione primaria verte sui punti che da anni li distinguono: scatenare una reazione, smuovere le prospettive, riflettere, celebrare gli errori del quotidiano e la volontà di non restare fermi a farsi triturare.
Diciannove brani, due inediti, illustri collaborazioni a rappresentare una credibilità granitica a suggellamento di cinque album in studio, centinaia di live e una recente partecipazione al Festival di Sanremo (perché con la solidità tutto ha un altro significato) e magicamente il nostro “appiglio”, fatto di testi e suoni dall’inconfondibile marchio di fabbrica, si palesa davanti a noi.
Se da un lato, però, si ripercorrono le tappe più rappresentative del passato, dall’altro ci troviamo con i nuovi arrangiamenti a intravedere le prossime mosse senza stravolgere l’essenza dei pezzi selezionati, fintanto che, in questo modo, la “favola” cominciata a raccontare in apertura si sciorina nelle nostre orecchie. I suoi “c’erano una volta” (nel futuro) passano pertanto dal tono swing de Il giorno del mio compleanno (feat. Bandakadabra), quello acustico di Vecchi difetti, il taglio electro-raffinato dell’inedita title track (feat. Franco Battiato), la sempre viva poesia di Cromatica insieme al compianto Lucio Dalla, al tocco femminile de La Ladra (feat. Malika Ayane) o ad A modo mio, il secondo inedito, maggiormente improntato sulla scia dei loro standard, ma con riff che pur non strafacendo risultano più sporchi rispetto ai canoni.
Sembrano pertanto aprirsi vie più rock ed elettroniche per la band, un’aria respirabile dai dettagli sintetici o dalla consapevolezza sonora più dura e dal sapore di “ci appartiene”. Per capire dove andranno è ancora presto, ma una certezza l’abbiamo: tutti questi ricordi-novità ci hanno messo addosso la voglia di qualcosa di nuovo. In ogni caso si può affermare che seppur tale desiderio sia stato stuzzicato sicuramente non manca anche la calda sensazione del lasciarsi sorreggere e cullare da questo rimembrare. Godiamoci ancora una volta, di conseguenza, queste poesie scaccia-moderna alienazione, la consueta affilata ironia, gli intrecci testo/melodia e, passando da momenti rarefatti a quelli secchi in cui vigono ricchezza di suono e qualità intrinseche, ci accorgeremo che anche questa volta la missione è compiuta: il cervello è stato stimolato e solo per questo siamo salvi.
SALVA GENTE – MARTA SUI TUBI
(Antenna Music Factory/Universal, 2014)
- Salva gente [feat. Franco Battiato]
- A modo mio
- Cenere
- Cristiana
- Il giorno del mio compleanno [feat. Bandakadabra]
- Vecchi difetti [new version]
- Di Vino
- Stitichezza cronica
- Perché non pesi niente?
- Coincidenze
- Camerieri
- L’abbandono [new version]
- Dispari
- L’unica cosa
- La ladra [feat. Malika Ayane]
- Cinestetica
- Vorrei
- La spesa
- Cromatica [feat. Lucio Dalla]
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