Live report di Skanderbeg
Villa Ada è proprio una location fantastica per i concerti: c’è il laghetto, il verde, gli stand per cenare (molto buoni, tra l’altro.) C’è solo un piccolo problema: il parcheggio! Avremmo voluto assistere fin dall’inizio alla performance dei francesi Nouvelle Vague, ospiti del Festival Roma incontra il mondo, ma siamo stati costretti a girare 30 minuti abbondanti per lasciare la nostra autovettura in “culandia”, perdendo così i primi 3 pezzi del concerto.
Trafelati dalla corsa post-parking raggiungiamo il palco. C’è chi si prepara a “scattare” per non perdere nemmeno un istante e chi si butta in mezzo alla folla per ascoltare i brani storici del punk, del pop e della new wave anni ’80 ri-arrangiati alla maniera bossa dei Nouvelle Vague e in particolare degli ottimi Olivier Libaux (chitarra) e Marc Collin (tastiere).
Non ci aspettavamo tutta questa folla, ma il progetto Nouvelle Vague – più che un gruppo, una factory dove si alternano solitamente bassista e batterista e strepitose cantanti – è davvero qualcosa che sfugge all’umana comprensione. Come può un gruppo che fa solo cover avere un successo planetario? Perché le cantanti molto spesso non conoscono le versioni originali delle canzoni e le reinterpretano in una maniera così nuova e frizzante da spiazzare chi conosce le vecchie tracce.
La “attraentettissima” Liset Alea e la “incantevolente” Mélanie Pain si muovono sul palco con la grazia e la sicurezza di due leonesse. Incitano il pubblico e si divertono. Sono perfette in A forest dei The Cure, Guns of Brixton dei Clash ma soprattutto Too drunk to fuck dei Dead Kennedys. Si concedono due bis e chiudono una serata all’insegna dell’allegria e della pazzia.
Mentre metà dei ragazzi, rimasti folgorati dalla performance della Alea, le dedicano baci, poesie e chissà cos’altro, noi ce ne andiamo con la conferma che tira più una cover che un carro di brani originali!
Photo report di Enrico Ocirne Piccirillo
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