Recensione di Francesca Amodio
“È come si entri dentro a n’osteria, te passi ‘n par d’orette in allegria, sti regazzetti so’ na sciccheria, che li pensieri aiuteno a scaccia’,” dalla title track Sona Orchestraccia sona: fondamentalmente è questo il succo di questo adorabile disco d’esordio dell’Orchestraccia, frutto di passione e amicizia messe magistralmente in musica dalla numerosa e variegata carovana romana formata da Luca Angeletti, Roberto Angelini, Diego Bianchi, Giorgio Caputo, Marco Conidi, Giovanni Di Cosimo, Maurizio Filardo, Edoardo Leo ed Edoardo Pesce.
Sona Orchestraccia sona non è il solito disco di musica romana trita e ritrita – a volte usurpata, profanata – bensì un prezioso scrigno di emozioni che arrivano dritte al cuore e alla mente, sapientemente suonate e fascinosamente cantate e recitate: la rabbia, l’amore, il disincanto, la nostalgia, la tragedia, il ricordo, la rievocazione di una Roma che per certi versi non esiste più; tutti sentimenti che vanno ben oltre il Grande Raccordo Anulare, così come il canto corale di questo disco, che molto spesso è quasi cinematografico. Si, perché sovente sembra proprio di stare in uno di quei cinema di una volta, con la musica dal vivo in sala mentre si guardano le immagini sul grande schermo; le tredici tracce di questo disco sono tutte meravigliosamente evocative, sono spaccati di vita, sono storie di gente e di sentimenti vissuti fino in fondo, in cui amore e morte vengono cantati con la stessa potenza e durezza che a volte rafforzano il cuore e altre lo trafiggono.
Sembra infatti di vederla, quella Nina alla finestra (raccontata da Edoardo Leo), commuoversi di fronte a quell’uomo innamorato che si dichiara e rattristarsi quando quelle lacrime da dolci diventano amare, perché succede che a volte l’amore non basta, perché “qua non conta l’amore, Nina, qua conta er tasso, er taeg, er tan, tutto mutuo, mezzo mutuo… ma come, m’avevano detto che lo davano a tutti […] Non è vero! I sordi li danno a chi i sordi già cellà.” Parole che trafiggono l’anima sono quelle che la poetessa Alda Merini scrisse per l’indimenticata Gabriella Ferri, interpretate superbamente nel disco dall’attrice Sabrina Impacciatore nel brano Parole per Gabriella: “sei libera finalmente da quei dolori del sogno che danno trafitture e croci, da tanti sordidi amori non ricambiati, o forse, rifiutati per sempre.”
Di fronte a un disco di storie di vita come questo non si è sempre soliti soffermarsi sulla parte musicale, perché a volte succede che la parola omnia vincit, ma in questo caso sarebbe un’imperdonabile eresia: a dispetto del nome simpaticamente e romanamente dispregiativo, è impossibile rimanere indifferenti di fronte all’altissima qualità dei musicisti dell’Orchestraccia, professionisti come Angelini e Conidi, capisaldi della cosiddetta scuola romana; pioniere e sapiente armeggiatore di strumenti come la chitarra lap steel il primo, e detentore di uno dei timbri di voce più potenti e particolari il secondo. O la tromba di Di Cosimo, o la chitarra di un maestro come Filardo, o il sorprendentemente esperto di percussioni africane Diego Bianchi, insieme a Gianfranco Mauto, Daniele Natrella, Salvatore Romano, Matteo Pezzolet e Ramon Caraballo Armas.
Assistiamo quindi a una delle versioni più riuscite e spettacolari della storica Lella di Edoardo De Angelis, a uno dei ritornelli più struggenti del disco squarciato dalla voce di Conidi nel brano Santa Nega, anche autore delle tristemente splendide parole (“e la luce spegne gli occhi, mica il cuore, tu sei felice e io non so dirti che torno in prigione, torno in prigione […] Madre mia proteggime, che er monno s’è scordato, quello che potevo dà e quello che so stato, Madre mia proteggime, che er monno se ne frega de noi figli nati devoti a Santa Nega”).
Altro ospite del disco è il poliedrico Elio Germano, azzeccatissima scelta per un irriverente Trilussa nel brano L’elezzione der presidente; romantico, ironico e insolente è Edoardo Pesce in Mano Santa, ci si culla quindi meravigliosamente nella delicatezza di un brano come Un’occasione bellissima: “tu sei il mio miglior talento, tra le tende tu sei il vento, l’erba dopo ch’ha spiovuto, la lunghezza de un minuto, tu per me sei prigionia quann’arriva l’amnistia.”
Un magistrale inno ai sentimenti veri è questo disco, un viaggio tra la Roma di ieri e la civiltà di oggi, a cavallo di emozioni e sonorità sempiterne, dolci e violente.
ORCHESTRACCIA – SONA ORCHESTRACCIA SONA
(Route 61 Music/The Beat production, 2014)
- Sona Orchestraccia sona
- Ritornelli antichi
- Parole per Gabriella
- Lella
- Santa Nega
- L’elezzione der presidente
- Nina si voi dormite
- Nina alla finestra
- Alla renella
- Mano santa
- Madonna dell’Urione
- Un’occasione bellissima
- Affaccete Nunziata