L’atmosfera che si respira nella sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma stasera è particolarmente magica, magia che il live di Riccardo Sinigallia non farà che accrescere ed espandere a profusione, in un concerto che raggiungerà dei picchi emozionali che la sua Roma difficilmente scorderà. Con la sua figura esile, coperta giusto da un maglione un po’ largo e jeans slavati, Riccardo Sinigallia calca così quel palco importante, con la grazia e l’umiltà a cui ci ha da sempre abituati, con una tenera incredulità sempreverde che perennemente lo accompagna, con quello sguardo sempre pieno di affetto e riconoscenza nei confronti del suo pubblico che lo segue affezionato ormai da anni, con l’aria di chi non sembra avere consapevolezza del fatto di aver regalato al panorama cantautorale italiano attuale un disco che è molto, ma molto più di questo.
“Per tutti” infatti, osannatissimo da pubblico e critica, più che a ragione, è una boccata d’aria fresca, è il respiro agognato e felice lungo nove tracce che si consuma dopo un’apnea musicale troppo spesso edonistica, piatta e sterile. Disco che, suonato live, regala un caleidoscopio completo e vivo dei sentimenti, cantati magistralmente con amore, con rabbia, con risentimento, con amarezza, con disincanto, con passione autentica. Il live si apre sulle note delle tastiere di Andrea Pesce con E invece io, cui seguono gli altri piccoli capolavori sonori e testuali quali sono gli altri brani dell’ultimo disco, come Prima di andare via, Che non è più come prima, Franchino, Per tutti: il limpido, perfetto e godibile equilibrio che c’è tra una scrittura testuale semplice, immediata, che arriva dritta al centro nevralgico dell’emozione, e uno sfondo musicale a cavallo tra tradizione e continua ricerca e sperimentazione, con intro visionari alla Thom Yorke che non ti aspetti, fanno sì che il risultato sia un concerto quasi ipnotico, in cui non c’è posto che per la bellezza. Riccardo porta avanti il suo spettacolo di emozioni così, regalando una scaletta impeccabile che naturalmente non risparmia brani di repertorio che sono vere e autentiche perle, come Amici nel tempo, che lo vede seduto al pianoforte accompagnato dal violinista Andrea Ruggiero, o come la sempiterna e romantica La descrizione di un attimo, e si prosegue ancora con pezzi come Uscire fuori, Bellamore, Anni di pace, Buonanotte, Solo per te, La revisione della memoria.
Senza dubbio contribuisce alla magia del live il grande amalgama e l’evidente feeling musicale ed umano che unisce la band, che vede sul palco nomi di notevole livello, da Ivo Parlati alla batteria, Francesco Valente alla chitarra e al mandolino, fino alla sezione “famiglia”, che vede il fratello Daniele Sinigallia alla chitarra elettrica e Laura Arzilli, compagna di musica e di vita, al basso elettrico e ai cori (e ad un certo punto vedere i fili dei loro rispettivi strumenti che si intrecciano, così come si sono intrecciate le loro vite, sopra e sotto il palco, e gli sguardi carichi d’intesa tra i due, è uno spettacolo anche quello). Due le sorprese graditissime della serata: una splendida versione del brano Le ragioni personali cantata insieme all’illustre autore Filippo Gatti e un’altrettanto intensa versione del celebre brano dei 24 Grana Canto pe nun suffrì, che vede la presenza sul palco dell’ex leader Francesco Di Bella.
Il live si conclude magistralmente con una sublime versione corale del brano Una rigenerazione, cantata insieme a tutti gli ospiti della serata, esibizione che, parafrasando il brano stesso, ha fatto entrare il sole nonostante fosse una fredda nottata romana di inizio dicembre. Perché a fine concerto ci si alza da quelle poltroncine rosse proprio con quella sensazione lì, con la ferma, consolatoria e piacevole convinzione che artisti come Riccardo Sinigallia, portatori sani di arte e cristallina purezza, siano in qualche modo da preservare, da ringraziare e da meritare.