Recensione di Claudio Delicato
David Foster Wallace sosteneva che la forza di un romanzo sta nello scavare dentro se stessi e scrivere di ciò di cui ci vergogniamo. Con il tempo l’esperienza aumenta, si diventa mestieranti e si guarda alla propria vita con un occhio più freddo e distaccato; di conseguenza l’arte ne perde. Con questo album il polifunzionale Riccardo Ponis (già apprezzato regista e videomaker), uomo solo al comando dei Metibla, sembra voler seguire le indicazioni dello scrittore di Ithaca, andando a scavare negli angoli più remoti e dolorosi della propria vita per tirarne fuori un prodotto artistico di una sincerità imbarazzante.
Riccardo ha rovistato nel garage del padre deceduto, trovando lettere d’amore, foto di donne nude e poesie; il risultato di questo tuffo nel passato è Crimson within, terzo album della band, che pesca a piene mani da quei ricordi. Esattamente dieci anni fa io ho perso mio padre e so cosa vuol dire rituffarsi in un passato che spesso è più comodo, o facile, dimenticare: per questo sono convinto che album come questo siano importanti nel panorama musicale contemporaneo, in cui gli artisti hanno paura di incidere dischi intimi e viscerali e preferiscono difendersi con lo scudo della leggerezza, quando noi – il pubblico – abbiamo fame di verità (e il successo di dischi come quello di Edda lo dimostra).
Crimson within è un concept album che si evolve attraverso due fasi ben distinte, separate da altrettante introduzioni (Soffri per me in eterno e In eterno), tant’è che in origine doveva uscire solo in vinile. La prima parte è più movimentata: i suoni ricordano i Cure (soprattutto la cavalcante Your goddamn show e la title track, a mio parere il miglior pezzo del disco), e in alcuni casi i pezzi sembrano esattamente quelli che gli Strokes scriverebbero se fossero ancora un gruppo che fa musica fica (lo stranissimo giro di Nevermore e l’aggressiva Feeling fuzzy). Prima della chiusura hardcore di Be my bloody baby, i Metibla ci regalano un’anticipazione di ciò che verrà nella seconda parte dell’LP con la breve ballatona acustica Crawling worm, che al primo impatto lascia basiti: questo pezzo gioca, nell’economia di Crimson within, un ruolo simile a quello di Jasco in Roots dei Sepultura.
Nella seconda parte, appunto, la musica si fa più dolorosa, lenta e distorta. Le atmosfere da elettriche diventano cupe e inquietanti, stile David Bowie, con un tappeto noise elettronico che a tratti richiama i Nine Inch Nails (la tetra ballata Become you). Esce in questo lato B la voce di Riccardo, che non è Robert Plant ma ha una cura maniacale nello scegliere linee vocali sempre gradevoli. I quattro quarti dritti lasciano spazio alla psichedelia straziante di pezzi come Space e cervellotici giri musicali con linee vocali parlate (Tired), per concludere con il pop senza futuro di Falling. Un cambio di rotta quasi sorprendente sulla carta, ma che per come il disco è sviluppato arriva liscio e naturale come un bestemmione di Germano Mosconi.
Quello dei Metibla è un disco che tutti dovrebbero ascoltare per almeno due motivi. Il primo è che, pur restando all’interno di un circuito “underground”, rifiuta in blocco tutte le logiche acchiappone che vanno per la maggiore al giorno d’oggi, a favore esclusivamente del gusto, inteso nel senso più ampio e positivo del termine. Il secondo è che Crimson within è l’opera di una persona che ha qualcosa da dire, una cosa che nasce nell’unico luogo in cui l’arte ha senso di essere concepita: dentro se stessi.
Claudio Delicato è anche su ciclofrenia.it™ (Facebook/Twitter)
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CRIMSON WITHIN – METIBLA
(Autoproduzione, 2014)
- Soffri per me in eterno
- Crimson within
- Nevermore
- Your goddamn show
- Feeling fuzzy
- Crawling worm
- Be my bloody baby
- In eterno
- Become you
- Space
- Let me feed
- Tired
- Falling
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