RECENSIONE: Don Juan and The Saguaros – S/T

Recensione di Claudio Delicato

Della mia giovinezza ho due ricordi particolarmente traumatici: il primo è l’intermittente programmazione de Il mio amico Ultraman, il secondo appartiene al periodo in cui suonavo la batteria in un gruppo. Dal palco di una delle nostre rare esibizioni, il frontman invitava il pubblico a farsi avanti per ballare e cantare, riscuotendo più o meno lo stesso successo di Renata Polverini nella sua interpretazione di Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi… durante la campagna elettorale per le regionali del 2010 (se avete mai suonato in un gruppo emergente sapete benissimo di cosa sto parlando).

Don Juan and The Saguaros rappresentano una delle poche, felici eccezioni alla regola che impone al pubblico di un concerto di sbracciarsi solo se il leader della band ha collezionato almeno tre copertine di Men’s Health: ogni volta che li ho visti dal vivo c’era sempre un nutrito gruppo di sconosciuti assiepato sotto al palco, incuriosito dal loro verace roots rock con lo sguardo rivolto alla tradizione country/blues americana degli anni ’50 in poi (Hank Williams, Bob Dylan, Everly Brothers, Johnny Cash).

Attenzione: non ci troviamo di fronte a un gruppo di fighetti che comprano vestiti vintage alle bancarelle di rione Monti, né questo self-titled album passerà in cavalleria come l’ennesima hipsterata prodotta da una cultura votata al guardare indietro per puro spirito di differenziazione. Al contrario: Don Juan e i Saguaros fanno questa musica da ben prima che diventasse cool, e se il leader Juan Fragalà è un conoscitore quasi patologico del genere, in questo disco rispetto al precedente The Gamblin’ Hobo sono i Saguaros a fare la differenza: la chitarra di Andrea Pesaturo in particolare è una delizia per quanto riguarda scelta degli effetti e scrittura degli arpeggi, e mirabile è la padronanza del genere per il batterista Andrea Palmeri e il bassista Adriano “Lallo” Cucinella.

Ai profani del roots rock come me, S/T evoca le immagini della festa di paese di Hill Valley in Ritorno al futuro: parte III, con cacciatori d’oro gonfi di vino che agitano i gomiti a ritmo di musica prima che un colpo di pistola gli faccia volare via il cappello a falda larga. Di queste atmosfere fanno parte il bell’incipit Pickin’!, la coinvolgente Julio (il mio pezzo preferito: ti entra in testa e non se ne va più) e Love makes you blind, impreziosita dalla collaborazione di Antonio Sorgentone, mostro sacro della declinazione italiana del genere. Ma in questo esordio c’è anche l’altra faccia del sud degli Stati Uniti, la malinconica musica da strade sterrate al confine con il Messico che trova i suoi momenti migliori nel singolo Saint Louis blues e nella struggente Rolling down.

S/T è un disco dal respiro ampio, che potrebbe trovare grande riscontro anche all’estero, ma quello che sorprende – e che è forse il motivo principale per cui i concerti di Don Juan and The Saguaros generano così tanto entusiasmo e le riviste specializzate hanno apprezzato moltissimo questo esordio – è il fatto che la passione che questi quattro ragazzi hanno per il genere traspare da ogni singola nota. Un ritorno al passato mai fine a se stesso che lascia ben sperare per il futuro di questa band.

Claudio Delicato è anche su ciclofrenia.it™ (Facebook/Twitter)

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S/T – DON JUAN AND THE SAGUAROS
(South Side Songs/Goodfellas, 2015)

  1. Pickin’!
  2. Help me Jesus, help me Lord
  3. Saint Louis blues
  4. Take your time
  5. Julio
  6. Lonely child
  7. Rolling down
  8. Love makes you blind
  9. Another love song
  10. Highway song #61
  11. Trombone
  12. One more time
  13. Out to work

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