Recensione di Claudio Delicato
Ormai più di vent’anni fa Il locale – storica venue in vicolo del Fico – fu teatro dell’inizio della carriera di alcuni dei più celebri cantautori della scena romana anni ’90 quali Max Gazzè, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Federico Zampaglione, nonché di altri validi gruppi dalle alterne fortune come i Giuliodorme. Questi musicisti diedero nuova linfa alla musica italiana grazie agli influssi del pop rock britannico, e Tom Armati non avrebbe sfigurato nell’allegra combriccola del locale trasteverino, come dimostra il suo EP d’esordio Nei migliori negozi di dischi.
Frutto di una lunga gestazione, questo disco è di una semplicità unica a partire dalla tracklist: Tom incide un EP invece di un album, dimostrando di preferire pochi pezzi ma buoni a un disco più lungo con quattro o cinque brani riempitivi. I testi sono ben strutturati – spesso fra il serio e il faceto – e filano che è una bellezza, concedendosi in alcune circostanze candidi giochi di parole che nell’economia del disco non sfigurano. La voce non è quella di Freddy Mercury ma risulta paurosamente onesta proprio nei momenti in cui sforza di più, e gli arrangiamenti sono impreziositi dalla partecipazione di ospiti la cui presenza è dosata con grande gusto, come i fiati e la diamonica di Francesco Snoriguzzi, il sax di Alessandro Cardinale e il trombone di Davide Di Pascale.
Odio l’aria condizionata ha il physique du rôle della hit: un pezzo che, se piazzato al momento giusto su una bacheca Facebook da qualche migliaio di follower, potrebbe godere della stessa viralità delle gallerie di foto della barra laterale di repubblica.it (e.g.: La stupefacente storia di Anshur, l’adolescente indiano che fa i Sundae agli Smarties con il culo – TEMA CALDO). Le strofe ricordano alla lontana gli arrangiamenti de L’assenzio dei Bluvertigo, e la forza del pezzo è nel suo essere una battaglia personale prima che una semplice canzone (per quanto sarei curioso di vedere la tenuta della coerenza di Tom nel momento in cui dovesse suonare a Essakane per il Festival au Désert).
Se Il blues della mattina è il pezzo in cui la fase compositiva è più riuscita e matura, l’opening track Amore a progetto è una ballata pop politicizzata alquanto preziosa in un’epoca in cui il massimo impegno sociale è profuso da Francesco Sole nei suoi post-it sulle doppie spunte blu di WhatsApp. Il mio brano preferito è tuttavia Non pensare, qui in una versione riarrangiata con tanto di trombone e fade out (FADE OUT!!!) finale, non a caso l’unico testo in cui Tom sposta lo sguardo dagli altri per rivolgerlo a se stesso, favorendo una prospettiva più intima grazie alla quale il lato poetico di Nei migliori negozi di dischi emerge con la massima efficacia.
Menzione speciale merita il delirante artwork a cura di Valentina Pirritano di Kyako Design, che chiude il cerchio su un disco autoironico e consapevole dei propri mezzi, più animato da un sincero proposito di divertissement che da ambizioni di raggiungere il mercato di massa.
Claudio Delicato è anche su ciclofrenia.it™ (Facebook/Twitter)
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NEI MIGLIORI NEGOZI DI DISCHI – TOM ARMATI
(Autoproduzione, 2015)
- Amore a progetto
- Il blues della mattina
- Faccio cose vedo gente
- Odio l’aria condizionata
- Ragazza spiritata
- Non pensare
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