I Subsonica hanno concluso l’emozionante tour Una Foresta nei Club a Catania, sabato 5 marzo, esibendosi all’interno della singolare ECS Vecchia Dogana.
di Alberto Sparacino
(foto di Antonio Triolo – Dream Inc. Photo & Arts per Blow Rock)
Un approdo fortemente voluto dalla band Post-Rock torinese, che reduce dai concerti in tutta Italia, trova qui il suo “Porto Quiete”.
Tra atmosfere ovattate, rese da un’acustica penalizzata da un tetto troppo alto per una location così ampia, e realizzata in materiali riflettenti il suono, ma dagli esiti, paradossalmente, ora più intimi che mai, favoriti da un assist accolto con coraggio già durante il sound check, Samuel Romano & compagni; dotti manipolatori di spore e distorsioni Noise, hanno messo in scena una sensazionale biopic dei loro vent’anni di storia musicale, su schermi verticali a proiettare con orwelliana ossessione le date di pubblicazione dei loro sette lavori in studio, accompagnate dalle voci fuori campo di documenti audio che ripercorrono la cronaca di quei giorni, e da forme poetiche della rimembranza nei racconti agrodolci di Romano e un Max Casacci in stampelle, ma molto agguerrito.
La serata apre letteralmente le danze con l’omonimo Subsonica del 1997, album simbolo di rivelazione, Come Se si insinua inquietante e incisiva col pubblico in escandescenza sulle note dei trascinanti Ska Istantanee e del Reggae Cose che non ho. Il viaggio prosegue con Microchip Emozionale, datato 1999, anno in cui il bassista Luca “Vicio” Vicini entra a far parte del gruppo, anno dell’ultima eclissi solare del secolo, della nascita dell’euro e dell’avvento di Napster: primo sito che permetteva di effettuare free download di file musicali. Qui nascono nuovi apparati emotivi e insorgono automi, il synth pop Aurora Sogna fa scatenare il pubblico, intanto avanzano entità altre con propaggini meccaniche; l’ipnotica Sonde descrive un mondo apocalittico cyberpunk mentre l’insofferente Colpo di Pistola accende gli animi.
Adesso i toni si abbassano e riscopriamo le atmosfere crepuscolari di Amorematico del 2002, il rock acustico Albascura è introdotto da un breve compendio di Samuel che rammenta gli attentati alle torri gemelle e il clima di insicurezza e vulnerabilità che ne scaturì, è d’uopo quindi convergere sulle ritrovate certezze dell’esistenza di un amore che si nutre solo di passione e gettarsi nella romantica consunzione di Dentro i miei vuoti, lo spazio ECS Dogana si stringe di calore umano e scoppia con la rabbia del rock elettronico Gente Tranquilla.
Il 2005 è una data di cesura per la carriera dei Subsonica, esce infatti Terrestre, un album che segna una svolta di grande maturità, dettata soprattutto dai tempi che cambiano, smessi quei termini tecnologici incastrati a forza nelle canzoni «perché erano “fighi”» il gruppo ripropone la potente Corpo a Corpo e due dei pezzi più amati di sempre dai fan; Abitudine e Incantevole, identificazioni assolute ormai conclamate per la band.
Tornano gli scenari cupi e oscuri con L’Eclissi del 2007, un disco che descrive le ripugnanze e le tragedie della guerra, partendo dalle incursioni elettroniche di Ali Scure, passando per la dance rock Il Centro della Fiamma e Veleno. Si continua a gridare, cantare e saltare con ed enigmatica autoanalitica Benzina Ogoshi, il Diluvio e la fortunata Istrice, che rimanda al famoso dilemma di due innamorati che non possono sfiorarsi per la paura di ferirsi a vicenda e di condividere quindi i rispettivi dolori.
La festa dei guitti dell’elettronica italiana del ventunesimo secolo si è conclusa con gli ultimi tre brani estratti dall’album Una Nave nella Foresta del 2014; Specchio, Lazzaro e I Cerchi degli Alberi, voce di un amore minacciato, che erge a vessillo i simboli eterni della natura nell’ultimo polmone verde sopravvissuto sulla terra.
La band ha salutato i fan in delirio con la mitica Tutti i miei Sbagli, brano proposto al Festival di Sanremo nel 2000.