di Gianluca Clerici
Ci siamo. La contaminazione è totale. Post punk che graffia, di sequenze di basso metallico e incedere notturno. Poi elettronica digitale, spazi incontaminati di ricerca spirituale, evanescente, psichedelica stasi delle coscienze. Niente da dire se non augurarsi di perdere la linea retta e qualsiasi cosa assomigli ad una forma conosciuta e/o predicibile a priori. Il duo bolognese torna in scena con “Solaris” che non è affatto di primo pelo ne di primo ascolto. La riflessione corre sul filo di un rasoio affilato come si deve. Il loro punto di vista alle consuetudini inchieste di Just Kids Society:
Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo voi qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Domandone! 😀 L’ideale sarebbe che la musica che si fa per stessi diventasse un lavoro a tempo pieno. In Italia se vuoi rimanere fedele ai tuoi stilemi, e a un tuo certo modo di sentire diventa difficile. Se ci riesci comunque non ti arricchisci.
Crisi del disco e crisi culturale. A chi dareste la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Nel caso dei dischi toglierei la parola colpa. Il mondo della musica semplicemente si è evoluto (o involuto a seconda dei punti di vista) in questo modo. La causa è internet. Adesso possiamo scaricare tranquillamente tutta (o quasi) la musica che vogliamo. Senza contare che con uno smartphone abbiamo una connessione praticamente ovunque, e con uno streaming abbiamo accesso a musica, film, telegiornali, serie tv ecc. ecc. ecc. Internet ha i suoi pregi e i suoi difetti: tempo fa chi non aveva i mezzi per promuovere la sua arte adesso può farlo, nello stesso tempo però veniamo bombardati da tanta roba, dev’essere bravo il pubblico a filtrare tutti questi input e a scegliere e seguire ciò che è veramente valido. Se rimaniamo in ambito musicale la colpa della crisi culturale è dei talent show e dei media “ufficiali” in generale che danno spazio solo a progetti asfittici, poco interessanti, adatti alle masse che servono a vendere quelle tot copie per fare un po’ di soldi. Questo è solo mercato, ha poco o niente a che fare con la musica. Ci tengo ad aggiungere che anche se fai musica seriamente ti immetti in un mercato, ma lo fai seguendo altre logiche.
Secondo voi l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Bisogna capire cosa intendi per pubblico. Se parliamo del pubblico dei talent show allora stiamo parlando di un pubblico pigro, poco curioso, che ascolta la prima cosa che gli viene propinata, di cui magari ignorerà l’esistenza 1 anno dopo quando sarà passata di moda, in quel caso è l’informazione che lo plasma. Userei plasma più che educa. Secondo me anche nel circuito indipendente questo avviene in minima parte, esiste però anche una percentuale di pubblico attento e colto.
Dietro i Caron Dimonio c’è un punk antico mantecato di modernità digitale. Musica quindi che si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Nella musica dei Caron Dimonio confluiscono tutti i nostri ascolti che vanno dal punk, alla new wave, all’elettronica vecchia e attuale, allo shoegaze e al noise. Era inevitabile che sentissi queste influenze. Non seguiamo il mercato suoniamo quello che ci va, nessuno ci pone limiti di nessun tipo. Non sappiamo dove andiamo, le esperienze che ci influenzano maggiormente (e penso di parlare anche a nome di Filippo) sono quelle personali, della vita di tutti i giorni, gli strumenti sono importanti perché ti permettono di sperimentare ma è il nostro sentire interiore che li fa muovere. La musica e la voglia di crearla ed esperirla, e penso di parlare a nome di tutti i musicisti, semplici ascoltatori o amanti di questa arte, nasce da una necessità.
Da anni, in due sulla scena underground…il così chiamato underground, quello vero. Ma volendo puntare il dito sulla vera difficoltà di questo mestiere?
Chi vuole fare musica e muoversi nel territorio underground trova il limite dei soldi, difficilmente trovi un etichetta pronta a investire su dite, e registrarsi , stamparsi le copie e pagarsi un ufficio stampa costa. Diffidare dalle etichette che ti chiedono dei soldi, chi crede nel tuo progetto almeno in parte è pronto a investire qualcosa. Noi sotto questo punto di vista siamo stati abbastanza fortunati, le nostre difficoltà emergono quando dobbiamo far conciliare le date del tour con i nostri impegni lavorativi. Io a Bologna organizzo eventi e curo la direzione artistica del MIkasa club per le serate Atmosphere, mentre Filippo ha un lavoro che a seconda dei giorni lo impegna dalle 4 alle 8 ore al giorno, week end esclusi ovviamente.
E se aveste modo di risolvere questo problema, pensiate che basti? Nel vostro caso specifico?
Dovremmo diventare molto famosi
Finito il concerto dei Caron Dimonio: secondo voi il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Io farei partire Alles wieder offend degli Einstürzende Neubauten