di Gustavo Tagliaferri
Electro slam poetry. Si sa, le parole possono far male, una volta che a servirsene possono essere figure prossime a diventarne le padrone assolute, al punto di stupire, se non addirittura spaventare, l’interlocutore o lo spettatore, preoccupandosi di far arrivare per filo e per segno ciascun verso alle orecchie dei più, dal vivo, a teatro, nella musica, pur di conseguire fino in fondo il proprio scopo. Dinamiche su cui ci sarebbe da dire e da studiare e che divengono parte integrante di proposte atipiche, fuori e dentro lo stivale; eppure di eccezioni alla regola ce ne sono e guardando Napoli sono più che gradite, ed è il caso dei due personaggi che formano Aldolà Chivalà, in bilico tra realtà e disegno, stilizzati al punto di lasciar intendere il loro stile di vita. Discontinuo, appunto, un album che nelle otto tracce presenti rivela una vitalità favorita proprio dall’uso dei pochi mezzi a disposizione, da una parte dei beat minimal mai fini a loro stessi, dall’altra, a sorreggerli, il potente recitato di Aldo Laurenza, a volte al limite dello stream of consciousness, che fa pendent con gli arrangiamenti di Mauro “Mr. Few” Romano (già con Sandro Joyeux).
Si passa da una forma di funk cadenzata e gommosa nella titletrack e maggiormente marcata, con devozioni 70’s-80’s, nel disperato sfogo di ‘A crisi mistica, ad un’‘O dade è tratte facente da proclame rilassato, ma in realtà amaro e caustico, dallo scherzo popolare ed orchestrale, nelle note della Carmen, che si cela dietro ‘O perdono ad echi glitch che si fanno atmosferici quando c’è da rappresentare la dissociazione e l’asocialità snervante di Nun voglio ascì e catartici là dove il raggamuffin da dancehall di memoria 90’s viene immerso in un’alternativa dimensione, la cui freddezza è il suo fascino, in quel di ‘O danne, mentre a fare da ciliegina sulla torta sono proprio i momenti maggiormente cantati, le contaminazioni deep house che contornano la cupa Distanze ed il dub intimista di Se mai ti vedrò. E’ una poesia modellata e plasmata secondo un gusto fuori dagli schemi, certamente un po’ ostico, ma irresistibile, una volta che ci si entra dentro.
Cosa più che evidente ad Aldolà Chivalà, che rende Discontinuo un’esperienza da provare più volte. L’ennesimo centro per una prolifica Napoli di oggigiorno.
ALDOLÀ CHIVALÀ – Discontinuo
(‘RoundMidnight Edizioni, 2015)
1. Discontinuo
2. Distanze
3. Se mai ti vedrò
4. ‘O dade è tratte
5. Nun voglio ascì
6. ‘A crisi mistica
7. ‘O danne
8. ‘O perdono