di Francesca Amodio / Ph: Luca Carlino
Il Teatro Quirinetta di Roma stasera è stracolmo, impaziente di ascoltare un live che si aspettava da tempo, quello del pisano Francesco Motta.
Dopo le collaborazioni con artisti del calibro di Nada, Pan del Diavolo, Truppi, l’ex Criminal Jokers in questo preciso momento della vita musicale sceglie di farsi chiamare solo col cognome, che mette nero su bianco nel suo primo, splendido disco solista, “La fine dei vent’anni” (Woodworm/Audioglobe), e questa sera tocca finalmente al pubblico capitolino poterne godere dal vivo.
Il disco di Motta vede la produzione artistica e la collaborazione alla scrittura di Riccardo Sinigallia, ed il connubio fra l’estro del primo e le armonie del secondo non sarebbe potuto essere più azzeccato.
Con la grazia del basso di Laura Arzilli, la psichedelia delle tastiere di Leonardo Milani, la potenza della batteria di Cesare Petulicchio, la maestria della chitarra di Giorgio Maria Condemi e la bravura di Maurizio Loffredo ai suoni, il live può iniziare. Francesco inaugura la sua data romana innanzitutto con un grande inchino, forse lui stesso incredulo per l’affetto numericamente enorme dimostratogli dal pubblico romano. L’onirica e compulsiva “Prenditi quello che vuoi” dà il la a questo concerto, che vede Motta visibilmente emozionato. “Non so bene cosa dire ragazzi, sono quattro anni che aspetto questo momento”, sibila a fine canzone, ed il pubblico comprende bene lo stato d’animo, ed è dedito solamente all’ascolto e alla contemplazione delle note suggestive, originali ed estremamente coinvolgenti che provengono da quel palco.
L’esile e magrissimo Motta, un viso da fumetto cinematografico di Tim Burton e una voce squisitamente singolare, robotica ed ipnotica alla Brian Molko, sul palco è una forza della natura. Questo disco suonato dal vivo è una goduria per gli occhi e per le orecchie, Francesco scrive meravigliosamente i suoi testi, a metà tra un linguaggio poetico e sui generis e il quotidiano. Storie del sé, di persone, di sentimenti e sensazioni popolano questo bel disco in italiano, una delle più grandi prove di cantautorato giovanile del panorama attuale. Sonorità che vanno da un bel pop d’autore, attraversato da mille sperimentazioni, si sposano di continuo con sound più elettronici e d’avanguardia, ed in tutto ciò non mancano pezzi più rock e meravigliosamente martellanti. Da “Del tempo che passa la felicità” a “Sei bella davvero”, da “Roma stasera” a “Se continuiamo a correre”, da “Prima o poi ci passerà” a “Una maternità”, ogni pezzo ha la propria specificità, che lo distingue nettamente dal precedente o dal successivo pur mantenendo sempre ben presente il concetto di omogeneità stilistica.
“Ora è il momento di cover, di un gruppo che è nel mio cuore da dieci anni ormai”, prosegue Motta, e naturalmente è doveroso riproporre al pubblico un trittico dei Criminal Jokers a cui probabilmente si è più affezionati: le splendide, criptiche ed oniriche “Bestie”, “Fango” e “Quando arriva la bomba”, e Motta chiama sul palco, per l’occasione, il chitarrista Francesco Pellegrini.
Il viaggio musical-visionario della consapevolezza che Motta compie in questo disco si avvicina verso la fine a forza di una gran bella prova di ottima musica contemporanea, grandi sorrisi, grandi emozioni e ringraziamenti, in primis quello “a mio padre e a mia madre che sono venuti fin qua stasera”. Dopo la riflessiva e commovente title – track infatti, “La fine dei vent’anni”, Francesco Motta saluta riconoscente il pubblico romano con “Abbiamo vinto un’altra guerra”, altra perla che, come da disco, ha il compito di chiudere il giro delle emozioni.
Geni della creazione, dell’innovazione musicale e dell’artigianato delle parole come Motta, sono accadimenti che capitano non troppo spesso e che per nessun motivo al mondo ci si deve far sfuggire.
IL TOUR:
20/04 Segrate, 22/04 Genazzano
06/05 Sant’Egidio Alla Vibrata
07/05 Bologna
13/05 Seregno
14/05 Fontanafredda
15/05 San Ginesio
19/05 Ferrara
20/05 Brescia
21/05 Torino
28/05 Morbegno
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