di Gianluca Clerici
La sensualità del non detto e tutto quello che ruota attorno. L’invisibile essere di se stessi e dei pensieri che ci fanno compagnia. Quando la vita reale non è misurabile soltanto dalle cose concrete ma da una fetta importante di parallelismi introspettivi, immaginazioni, invenzioni…che poi comunemente chiamiamo speranze e sesto senso. Insomma “L’Invisibile” è proprio questo e il marchigiano Luca Vagnini lo racconta con ingenuità quasi adolescenziale, l’amore reale e quello che davvero diventa. Il suo nuovo disco e il suo pensiero al servizio delle domande di Just Kids Society:
Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Credo che tutto debba essere collegato dalla passione, quella che ti spinge a fare sacrifici per ottenere qualcosa che possa regalare emozioni alla gente e al pubblico che ascolta le tue canzoni.
Pensarlo come un lavoro è davvero difficile… Infondo “produciamo” e “vendiamo” emozioni che sono difficili da quantificare economicamente ma , qualora riesci nell’intento, ciò che fai ti riempie di soddisfazioni che sono il vero guadagno di questo “lavoro”.
Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
I tempi sono cambiati rapidamente e tutta la crisi che viviamo è una conseguenza. Credo che ci sia una crisi del disco dovuta dalle centinaia dì possibilità che si hanno oggi, rispetto a 15/20 anni fa, di ascoltare il lavoro di un artista. Basti pensare a Youtube o Spotify che rendono tutto accessibile senza impegni economici da parte dell’ascoltatore dando cosi l’occasione di non comprare il disco fisico, limitandone però la pirateria ma lasciando la cultura del “compro un disco” a pochi appassionati. Di conseguenza, credo, c’è anche una crisi culturale… A me, personalmente, piace acquistare un disco originale per sentirlo nn solo con le cuffie ma anche tra le mani, sentirne il profumo,leggerne e guardare i contenuti, le foto, i crediti, le varie esperienze che l’artista ha inserito all’interno del suo lavoro.
Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Dipende di che informazione stiamo parlando. Quella sociale credo ci porti a pensare ciò che vogliono farci pensare (se riusciamo a pensare) mentre quella musicale è figlia di un momento che vive e sopravvive di social , di reality e di tallent che appiattiscono chiunque voglia qualcosa di vero e chiaramente anche l’informazione è costretta ad esaltare queste nuove tendenze musicali.
Quando impareremo a non prendere per vero tutto quello che leggiamo o che vediamo in televisione, in ogni campo quotidiano, allora ci sarà una crescita da parte di tutti, compresa l’informazione!!!
La tua musica arricchisce il pop italiano ma anche grande parte della nuova scena d’autore. Dicci la verità: in qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Assolutamente si. Non posso negarvi che cerco di scrivere e vivere le mie storie col cuore “cantautore” ma col cervello “pop”. Ci sono delle figure, come quella del cantautore classico, che oggi si sorreggono grazie ai grandi nomi della storia della musica italiana ma che nn sono eterni… Oggi il cantautore moderno è un rapper, con uno stile di musica decisamente diverso dalla tradizione italiana, ma la finalità dei testi è da cantautore… Almeno per alcuni di loro. Io ho semplicemente cercato, e la sto continuamente cercando, la strada per dire e fare ciò che ho nel cuore su canali musicali vicini a me e al passo coi tempi.
In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Uscire dal pentolone in cui ci troviamo in migliaia. Emergere rispetto ad altri e riuscire a farti ascoltare.
E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Non so se potrebbe bastare, sono ancora in mezzo a tante altre persone. Se ci riuscirò ve lo ridirò.
Finito il concerto di Luca Vagnini: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Il silenzio.
La musica sarà il suono delle persone che parlano tra loro.