LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: PECORI GREG

di Gianluca Clerici

Dietro la coltre di follia occhio che c’è del genio. E dietro le avventure di Awesome Paperotto che ha un difetto di pronuncia, in fondo, c’è la società di tutti i giorni. Funky un po’ roots e un po’ blues, l’America sempre dietro l’angolo e mille mila citazioni tra le pieghe delle melodie. L’esordio di Valerio Canè che si fa chiamare Pecori Greg si intitola – e non mi stupisce – “Merry Krishna Hare Christmas “. Il suo punto di vista – speriamo folle – alle domande terrene di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Ciao. Penso che la musica sia una forma d’espressione e d’impressione capace di creare incantagione. Un esempio concreto fra i tanti possibili, il blues dei neri piegati nei campi di cotone, ‘sì come quello dei prigionieri con piccone e palla al piede poteva essere un bisogno apotropaico espresso in melodia e ritmo, che in breve è stato codificato da terzi e da altri trasformato in prodotto d’intrattenimento musicale a uso e consumo leggero per tutt*, spassionatamente evocativo di un’atmosfera. Gli uccellini cantano per mandato, noi si canta sotto la doccia per uzzolo e divertimento. Solo che quando cantiamo in doccia perlopiù non vorremmo essere ascoltati, mentre sul palco si vorrebbe tanta gente a sentire quanto si è bravi. E soprattutto si gradirebbe che la tanta gente ci dicesse quanto siamo fighi, e questo, a mio modo di vedere, è l’aspetto invariabilmente narcisistico del fare musica. Penso che suonare valga la saltuaria pena finchè banalmente il gusto è maggiore della sofferenza, e finchè non si reca danno concreto a famiglia, comunità e sé stessi. Poi se è così saliente ricevere complimenti e non ne arrivano a sufficienza, basta dirsi “sei bravo, sei figo!” allo specchio e tenerselo per sé. Funziona.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Aiuto, che domandone. E’ colpa mia, lo ammetto. Chiedo scusa e m’impegno a cambiare.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Rimanendo nell’ambito leggero dello spettacolo e del costume, tempo fa mi è capitato di vedere in tv una puntata della trasmissione “Il Testimone” di Pif. Si era recato a non so bene quale evento di alta moda a Milano, dove per strada, nei pressi delle location di svolgimento della kermesse, deambulavano con orgoglioso cipiglio dei soggetti d’ambo i sessi conciati nei modi più astrusi o “casuali”, letteralmente sfilando in modalità catwalk lungo passerelle di strada. Attorno a questi personaggi si faceva il largo, e tosto schiere di fotografi e trepidanti bloggers di settore si precipitavano a ritrarli. Pif chiede a una di quest’ultimi, una biondina postadolescente molto presa dalla faccenda, di spiegargli che succede. Ella si presenta come blogger di riferimento per le indicazioni di stile d’avanguardia. Dice che i soggetti sfilanti in foggia curiosa sono hipsters che propongono dalla strada degli esempi di stile d’abbigliamento accattivante, non si sa bene con quale criterio, ma non importa. Lei è lì per “catturarne” i profili stilistici e inoltrarli alle case di moda, ‘sicchè l’avanguardia presto diventi modello di riferimento conforme, pronto per l’uso e consumo di massa. La faccenda mi ha prima strappato un sorriso divertito, poi m’ha indotto un brivido spinale inquietante, quando ho immaginato che a determinare e/o a orientare i gusti di uso e consumo della cultura Pop in tutte le sue declinazioni possano essere dinamiche simili.

La musica di Pecori Greg è irriverente e folle con intelligenti punti di contatto con la realtà che viviamo. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Ho concepito questo progetto con l’obiettivo preciso di raggiungere l’ Hype bruciando le tappe, in altre parole con la missione di “sfondare” rapidamente. La musica e le liriche del disco sono furbe ma conformi, alla moda. Peraltro posso affermare, con un filo di veniale immodestia, d’aver colto nel segno, stando ai like conquistati e alla complessiva popolarità del progetto. Tuttavia non è stato facile. Il mercato l’ho sedotto, compiacendolo per conquistarlo. Poi è lui che si è arreso a Pecori.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Di getto: l’appeal. Nel senso che a prescindere dalle “categorie” ( artigian*, cantautore/trice, cantant*, orchestral*, turnist*, ecc) e indipendentemente dalle competenze e dal talento, in questa fase prolungata di saturazione di limiti e possibilità cagionate dal carattere pingue, bulimico e fagocitante che vien dato ai media, è sempre più brigoso dimostrare a sé stessi e agli altri che sei “fig*”. Ma una soluzione c’è: basta essere (o diventare) cool…

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Diciamo che quando sei cool ti sei lasciato alle spalle il tratto più impegnativo del percorso. Poi, per essere cool devi mantenerti allenat*. Mi sorprendo a citare Luca Carboni: “Ci vuole un fisico bestiale”. Comunque, fra i tanti Tutorial che Pecori offre a ventaglio c’è anche un breve intensivo workshop di coolness.

Finito il concerto di Pecori Gregg: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Ipotizzando una sorta di tradizionale DJset postconcerto, e potessi scegliere con che brano partire, ti dico i primi che mi son venuti in mente, A seconda dell’atmosfera che percepisco, “Com’è profondo il Mare” di Lucio Dalla, “Black Tambourine” di Beck, “I am the Walrus” dei Beatles, “Helplessly Hoping” di Crosby, Stills & Nash, “Crosstown Traffic” di Jimi Hendrix, “Fegato spappolato” di Vasco Rossi, “Dark was the Night” di Blind Willie Johnson; se si è trattato di una serata con più bands/artisti e nel cast c’era Beppe Maniglia, allora “Rock and Roll” dei Led Zeppelin tosto seguita da “Higway to Hell” o “Back in Black” degli AC/DC. Comunque “Zia Vienna” dei Mariposa andrebbe sempre bene.

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