Live report di Francesca Vantaggiato
Photo report di Maria Elisa Milo
All’inizio non c’era tanta gente, ma poco a poco il buio sottoscala del Rock’n’Roll si è riempito. La serata di apertura della nuova stagione di Linoleum prevedeva un menu tutto elettronico: si partiva con un live di Makoto Holmberg (Andrea Picella) per proseguire poi con L I M (Sofia Gallotti). A titolo preventivo, ci sono arrivata dopo aver bevuto un Braulio, così la serata sarebbe iniziata sicuramente con le giuste vibrazioni.
Makoto Holberg non è niente male, Slow Night – il suo nuovo (primo) EP uscito per Syntheke Records – ha sonorità molto fredde, con tracce di glitch, aggiunte dub e sferzate techno. Era bello ascoltarlo, ma preferibilmente ad occhi chiusi e sotto cassa. Solo così le sue note mi stimolavano reminiscenze di free party al Parco Lambro o in qualche casermone bolognesi, ma se aprivo gli occhi, la magia finiva. È stato proprio durante la seconda traccia che ho pensato: “ma perché non suona dietro una tenda? Sarebbe mille volte più fico“. Quando si ascolta questo particolare tipo di musica che quasi per magia esce da un computer e altri marchingegni c’è bisogno del massimo della concentrazione, altrimenti ti perdi via e non ascolti proprio niente. Stai lì a guardare una persona che fa cose dietro ad un computer, ti perdi guardandolo e chiedendoti cosa stia facendo, e intanto non ascolti la musica, ti perdi tutto il bello. Per questo che mi è venuto in mente il telo, un bel telo nero da piazzare davanti al palco, a vietare qualsiasi lavorìo della vista e lasciando campo libero all’immaginazione e all’udito. A casa poi l’ho riascoltato da sola, in cuffia, nella penombra: molto meglio.
Quando è entrata L I M, la sala era piena. Il suo set, totalmente opposto a quello di Makoto Holmberg: lei è una figura esile e delicata, sul palco si muove leggiadra, ai piedi un basso pronto per essere usato e, dietro di lei, video ipnotici che ti trasportano DENTRO la sua musica: immagini statiche alternate e sovrapposte a tunnel psichedelici infiniti, luci intermittenti, moltiplicazioni di sagome e panorami.
Vedere il video di COMET proiettato in quella stanza buia e affollata, con la sua musica sparata dalle casse è stata un’esperienza claustrofobica quanto estatica! La Tempesta International che ha pubblicato il suo primo EP ha fatto un bel colpo, ci ha visto molto bene, perché la musica di L I M è davvero qualcosa di importante, si sente lo studio che c’è dietro, la voglia di addentrarsi nel suono, la ricerca di qualcosa di nuovo da dire, da creare.
Ero persa nella sua voce, nel suono, nelle immagini! Tutti lo eravamo! E per questo le abbiamo perdonato anche una mini défaillance iniziale col basso (ho apprezzato molto la presenza di questo strumento, non solo perché sono una bassista fallita, ma soprattutto perché ho trovato perfetto il suo inserimento nel live). L I M è un piacere assoluto da vedere e da ascoltare: le auguro davvero il meglio perché se lo merita.
Note post-alcoliche: la prima serata del Linoileum è andata forte, lo testimonia il fatto che siamo tornate a casa solo alle 6 di mattina dopo aver ballato e sudato sulla selezione del dj set e dopo aver riportato in albergo uno spagnolo entusiasta quanto ubriaco, caricandolo sulla mia bici. Ciao Luis, spero che tu sia vivo!
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