Intervista di Nicola Buonsanti
THE MANITOBA sono Giorgia Rossi Monti e Filippo Santini.
Un progetto che ha poco più di un anno di vita ma entrambi non sono nuovi allo scenario underground nostrano. Un dream pop italiano con radici un britanniche che funziona e stimola facilmente la sinapsi.
I primi singoli, “Glaciale” e “ Ti schianterai contro di me”, sono diretti e seducenti quasi quanto loro sul palco. Giocano con melodie vocali, dialogano o sanno essere un tutt’uno.
Ascoltando i vostri singoli si percepisce l’egual peso che musica e parole hanno nelle vostre composizioni.
Il dialogo di entrambi, sia nei ruoli prettamente musicali, chitarra e voce, che in fase di interpretazione dei testi appunto, esce fuori come un lavoro estremamente seduttivo con un’estetica a tratti personale.
Quanto siete legati alla parola e come nasce un vostro testo?
Innanzitutto grazie per averlo notato, perché spesso ci dicono che non diamo troppa importanza ai testi. Le nostre canzoni hanno quasi sempre origine da un “falso-inglese”; poi, seguendo i suoni di queste false-parole, modelliamo sulle melodie il testo in italiano, cercando appunto di rimanere molto fedeli al gioco consonanti/vocali. È un lavoro difficile, e che richiede tempo. Direi che in generale comunque preferiamo creare delle sensazioni più che delle storie; così lasciamo sempre a chi ascolta una libera interpretazione.
Siete partiti in acustico ma i due singoli presentano la forte presenza di ambientazioni elettroniche. L’acustico incontra l’elettronica ed il pop generando una sorta di “glam rock elettronico” e molto ambizioso. Propensi dichiaratamente alle influenze più improbabili e quindi in continua metamofrosi. Dove risiedono le origini del suono Manitoba e cosa vorrebbe diventare da grande?
Si potrebbe dire che la forma acustica è per noi fondamentale perché è quella che più mette in evidenza le nostre radici, in cui cantavamo in camera chitarra acustica/voci. Anche l’elettronica però, subentrata nella nostra musica dopo l’incontro con Samuele Cangi, giovane produttore di Firenze, e’ diventata molto importante per il nostro suono.
Origini diverse, quindi, ma stessa importanza, sia per l’acustica che per l’elettronica. Crediamo infatti che l’unione di analogico e digitale sia una cosa molto interessante, da esplorare e coltivare.
Per quanto riguarda lo sviluppo del nostro suono, ti diciamo che questo in futuro vuole diventare ancora più maturo di quanto già è, e forse anche più minimale, mantenendo comunque sempre il suo carattere originario acustico/elettrico/garage che lo caratterizza.
Avete registrato questi due singoli in studio e nell’ultimo anno state girando la penisola ed anche oltre le alpi. Di realtà, quindi, ne state vedendo tante. Qual’ è il vostro rapporto con lo spettacolo live? Vi sentite più a vostro agio durante un live o in studio?
Preferiamo il Live. È il nostro momento intimo con la gente; qualsiasi pensiero si ferma per quei 40/45 minuti, e tutto sembra scorrere quasi al rallentatore, anche se alla fine del concerto sembra che tutto sia durato sempre troppo poco.
Il Live è forse l’unico momento della vita in cui Ansia e Felicità corrono a braccetto, l’unico momento in cui sei nudo davanti a persone che ti giudicano, per la tua arte e la tua personalità. Non esistono altre cose così nella vita, e anche se ci sono solo due persone a sentirci, il momento Live rimane qualcosa di assolutamente inimitabile.
Lo studio di registrazione lo amiamo nel momento della creazione, ma diventa un pò troppo “severo” nei momenti in cui andiamo a registrare e riascoltarci. E in più lì manca l’apporto del pubblico, che per noi è fondamentale. Probabilmente per il prossimo disco registreremo tutto live, e chiameremo un sacco di gente a fare il tifo, così tiriamo fuori anche in studio il nostro sangue da “animali da palco”!
Un vasto background è fondamentale per chi vive di musica. Cosa ascoltate? Siete in sintonia con i gusti personali musicali o ascoltate musica diversa? Quali sono gli album o libri che portereste con voi anche in capo al mondo?
Siamo in quasi totale sintonia, e ci passiamo spesso i gruppi che riteniamo interessanti.
Di certo ti possiamo dire che non abbiamo un genere preciso che ascoltiamo più di un altro. Dipende dal periodo! Tra gli album dei cantautori non possiamo fare a meno di “Low” di Bowie, “Blood On The Tracks” di Dylan, “New Skin For The Old Cermony” di Cohen, e “Anima Latina” di Battisti.
Di band più recenti invece sono fondamentali per noi “Midnight Boom” dei The Kills, “Wow” dei Verdena, “…Like Clockwork” dei Queens Of The Stone Age, e l’ultimo dei The Last Shadow Puppets.
Siamo molto attenti anche al panorama indipendente italiano, di cui apprezziamo molte band, per esempio Elius Inferno & The Magic Octagram, The Hacienda, Nothing For Breakfast e Belize.
Un libro che abbiamo amato entrambi è “Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino; in generale ci piacciono molto le biografie musicali e i grandi romanzieri americani. Comunque siamo dei buoni lettori, magari facciamo un’intervista solo sui libri!
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