Intervista di Giovanni Graziano Manca
Recentemente uscito (il 2 Dicembre u.s., per la precisione) il sorprendente secondo CD lunga durata dei Soviet Soviet. “Endless”, questo il titolo del disco, contiene nove brani pieni di energia e di suggestioni post punk che richiamano sonorità molto in voga diversi decenni fa. Abbiamo talmente apprezzato Endless che ci è venuta voglia di rivolgere alcune domande agli autori del disco…
D. Ciao ragazzi. E’ appena uscito il vostro nuovo album, che ha tutti i numeri per essere accolto entusiasticamente da tutti quelli che vi seguono. Penso che Endless porterà nostalgicamente anche molti cinquantenni a respirare ancora atmosfere musicali che potevano essere ascoltate all’indomani (grossomodo all’inizio degli anni ottanta) della sbornia punk rock. Lo stile musicale che voi avete mostrato di avere assimilato così bene appare in grado ancora oggi di esercitare la propria influenza su miriadi di rock bands come la vostra. Presentatevi ai lettori di Justkids Magazine e dite quale è la vostra età media. Faccio questa richiesta perché trovo incredibile che una cosi buona interpretazione e riproposizione di sonorità che rimarranno per sempre scolpite nella storia del rock provenga da giovani che, per ovvi motivi anagrafici, non hanno assistito direttamente alla nascita di una tendenza musicale che, come i gatti, sembra avere sette vite.
R. Il progetto Soviet Soviet nasce sulla costa adriatica di Pesaro nel 2008, ed è formato da Alessandro Costantini (chitarrista), Andrea Giometti (voce/basso) e Alessandro Ferri (batteria).
Comincia a guadagnare notorietà nel 2009 con una manciata di singoli auto-prodotti e un tour di date incessanti, che andrà sempre in crescendo grazie alla potente carica dal vivo del gruppo. Post-punk potrebbe essere un facile aggettivo da attribuire al genere dei Soviet Soviet, ma la band cerca di incanalarsi anche verso orizzonti come la coldwave, l’art-punk e chi più ne ha più ne metta, cercando di creare un suono più fresco e ricercato. La nostra età media è di 33 anni circa. Siamo un gruppo di amici che amano suonare. Anche se come hai detto, non abbiamo assistito direttamente alla nascita di questa tendenza musicale, abbiamo assorbito e ascoltato migliaia di dischi e di band. Penso sia il bello della musica, ovvero la possibilità di superare la barriera del tempo e di durare per sempre. Basta ascoltare un vinile e si può tornare indietro di decine di anni, basta girare su youtube per vedere dei live degli anni ’80. Siamo cresciuti con tantissime influenze musicali e quello che suoniamo è il risultato di moltissimi ascolti e di quello che siamo.
D. Joy Division, Bauhaus e The Cure sono i gruppi le cui caratteristiche sonore sembrano avere influenzato maggiormente la vostra proposta musicale. Che ne pensate? Ricordate, delle formazioni citate, qualche disco o qualche brano in particolare?
R. Ci sono davvero tante band che ci hanno influenzato. Sicuramente quelle da te citate rappresentano un punto di partenza importantissimo, dei veri capisaldi per la musica in generale. Se dovessi parlarti di una band, ti darei un riferimento più moderno e attuale, con il nome degli “A Place To Bury Strangers”.
D. Generalmente che musica ascoltate? Vi sono altri gruppi o singoli artisti che ritenete siano stati in grado di influenzare i vostri brani, magari negli anni passati?
R. I nostri ascolti sono sempre molto vari e in continua fase di evoluzione. Forse è la forza di questa diversità di ascolti che ci aiuta in fase di scrittura dei pezzi. Potrei farti davvero tantissimi nomi, dai Nirvana ai Dinosaur Jr, dai Bloc Party ai Placebo, dai Growlers agli Okkervil River… Abbiamo davvero tantissime influenze musicali che per forza di cose, si riversano sul nostro modo di fare musica.
D. Come nascono le vostre canzoni?
R. Le nostre canzoni possono nascere durante i soundcheck o in sala prove. Solitamente qualcuno arriva e propone il giro che aveva pensato e così iniziamo a lavorarci insieme. é sempre un lavoro di gruppo, ognuno dice la propria idea e consiglia gli altri.
D. Quali sono le tematiche affrontate dai testi delle vostre canzoni?
R. Le tematiche affrontate sono collegate al momento che Andrea (è lui che scrive i testi) sta vivendo in quel periodo particolare della propria vita. Quindi le tematiche possono essere varie.
D. Diteci qualcosa a proposito dei Soviet Soviet on stage. Avete qualche esperienza interessante da raccontare? Preferite cercare il confronto diretto con il vostro pubblico e divertirvi dal vivo oppure “rinchiudervi” in studio di registrazione, situazione che di solito consente a ogni musicista maggiori livelli di meditazione creativa e di, per così dire, “produttività”?
R. Di esperienze legate alla dimensione live ce ne abbiamo a centinaia. Abbiamo visto tantissime città e di cose assurde e pazze ne sono capitate tante. Amiamo i concerti quanto amiamo registrare pezzi nuovi. Sono due realtà opposte ma convivono. Suonare davanti alle persone che ti ascoltano è un’esperienza stupenda come lo è “rinchiudersi” in sala di registrazione e lavorare sul nuovo materiale.
D. Ci parlate della vostra esperienza all’estero, se ne avete maturata una? C’è un posto dove vi piacerebbe esibirvi? Perché? (ognuno di voi motivi la propria scelta)
R. Abbiamo suonato molto spesso fuori dai confini nazionali.
A me personalmente (Alessandro Ferri) piacerebbe tornare in Messico perché è un paese che mi ha dato molto dal punto di vista dei concerti. Anche ad Andrea piacerebbe tornare in America Latina e suonare in qualche grande festival (come il Primavera o il Reading). Ad Alessandro (Costantini) piacerebbe tornare in Europa centrale, cosa che faremo a febbraio.