di Gustavo Tagliaferri
In pratica, io come io. O contro io. Tutto e niente, solo un unico obiettivo: porre le basi per il futuro specchiandosi con se stessi, un passo dopo l’altro. Alberto Mariotti lo sa, specialmente da quando ha assunto come nuova identità quella di King Of The Opera dimostrando prima con “Nothing Outstanding” e successivamente con la suite dall’ossatura 70’s di “Driftwood” di avere molte frecce al proprio arco, tante quante ne aveva con la passata esperienza di Samuel Katarro. Alla luce di ciò, le “Pangos Sessions” in analisi tanto riflettono un disco in studio quanto una messa in discussione della veste di cui sopra: sono registrazioni nel cui corso ci si trova in ballo con il passato ed il presente, ma anche con fonti di ispirazione così lontane eppure così vicine, si chiamino The Replacements, Waterboys, The Cure, Tom Waits o Sonic Youth ed abbiano o meno in comune l’anno di nascita del diretto interessato, il 1985. Le conseguenze sono più che mai evidenti: rispettivamente Swinging Party diventa una ninna nanna dreamy, The Whole Of The Moon è caratterizzata da una vena malinconica, smaccatamente pop, A Night Like This viene spogliata dei suoi umori wave e resa una ballata a tutto tondo, soffusa al punto giusto, Blind Love, in antitesi alla sporca voce dell’autore, si presenta più limpida, elettrifica la west-coast e le dona una cornice maggiormente country e Death Valley ’69 dimostra, pur con meno dissonanze, una certa fedeltà nei confronti di Thurston Moore e soci. Il resto è una retrospettiva tutt’altro che prossima alla banalità: per Samuel Katarro Pop Skull, a mò di falsetto, unisce Caraibi e lo-fi, 9V è permeata fino al midollo di un sapore prettamente british e Beach Party maschera il fantasma rock’n’roll/60’s udibile dall’incedere di chitarra, mentre per King Of The Opera Nothing Outstanding non perde l’intensità dell’originale, tuttavia acquista un tono maggiormente rumoroso, e la presenza nel mezzo di un inedito come l’etereo ed estivo spaccato folk, ben accompagnato dal mellotron, di By The Shore rende il tutto ancora più affascinante. Aspettando una nuova fatica fatta di brani interamente propri, le “Pangos Sessions” confermano King Of The Opera come una delle felicissime eccezioni nostrane dall’evidente accezione internazionale. Di veste in veste.
King Of The Opera – Pangos Sessions
(A Buzz Supreme / Audioglobe, 2016)
1. By The Shore
2. Swinging Party (The Replacements)
3. Pop Skull
4. The Whole Of The Moon (The Waterboys)
5. 9V
6. A Night LIke This (The Cure)
7. Nothing Outstanding
8. Blind Love (Tom Waits)
9. Beach Party
10. Death Valley ’69 (Sonic Youth)