LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: SCARDA

di Gianluca Clerici

Cinema e musica d’autore. Un connubio che ha trovato pronto il calabrese Nico Scardamaglio in arte SCARDA. Perliamo della trilogia del bellissimo film “Smetto quando voglio”. La prima colonna sono omonima era proprio dell’esordiente Scarda…ed eccolo a firmare anche il sequel con le sue note. Ecco dunque il fenomeno di canzone d’autore su richiesta: ecco un nuovo talento impegnato a dare un testo ad un concetto, a proseguirne il senso, le note, le immagini da restituire. Che poi alla fine si parla solo del cinema e del grande successo. Ma di SCARDA, dal primo disco ad oggi, c’è davvero tanto da dire. E noi ci proviamo ascoltando il suo punto di vista alle consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Iniziamo con un domandone. Dunque, immagino che la differenza stia innanzi tutto in un discorso di apprezzamento. Quando qualcuno inizia ad appassionarsi alla tua musica, scatena un passa parola che fa venire sempre più gente ai tuoi concerti e così via… non stai più facendo musica solo per te stesso. Inevitabilmente la stai facendo anche – e soprattutto – per loro. Per questo poi diventa un lavoro, perchè sai che dipendi dal pubblico, quindi cerchi di sfornare roba che possa piacere al tuo pubblico. Scrivere per se stessi credo sia una sorta di scusa, quando ciò che fai non piace agli altri dici che lo fai per te, anche quando lo dice qualcuno famoso, che non ha nulla da dimostrare, io credo che in quel momento non avesse nulla di meglio da fare uscire.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi darest la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
A tutti, è un circolo che si auto-alimenta: lo streaming fa guadagnare pochi soldi agli artisti, però è gratis per il pubblico che quindi lo predilige, favorisce la diffusione delle canzoni e quindi lo appoggiano anche gli artisti. Se il mio competitor mette la canzone su Youtube, non posso non farlo anche io, me lo chiede il mercato, per questo dico che siamo tutti complici, e che il circolo si auto-alimenta. Questa crisi, che poi, appunto, diventa anche culturale è figlia della velocità del mondo di oggi, e la fretta che si ha di guadagnare subito il più possibile, in termini di tutto, non solo di denaro (che però è l’obbiettivo finale) le cose si diffondono e si dimenticano in poco tempo, ed è logico che chi lavora dietro a queste cose preferisce avere risultati subito. I “risultati subito” è difficile averli con la qualità, la cultura, ecc. che hanno bisogno di riflessione, impegno nel soffermarsi, un roba che non tutti sono disposti o capaci a fare. Quindi si punta su cose che sono spendibili subito, non fra dieci anni, come fanno i politici nelle campagne elettorali, i voti servono subito. Quindi se io radio ho per le mani “Il pulcino Pio” del momento te la trasmetto a palla perchè so che troverò il consenso del pubblico profano o superficiale che la ballerà la condividerà ecc. e attenzione: la maggioranza sono loro, quindi è su di loro che si punta. Quello dei  magazine è un discorso più complicato, c’è chi si presta ad appoggiare delle cose e c’è chi no.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Dipende dal potere e dalla autorevolezza che si ha, in assenza di queste cose probabilmente cercherai di inseguire il pubblico. Se detieni invece entrambe le cose proverai ad educare il pubblico.

Conosciamo SCARDA per l’eco mediatico del grande cinema italiano…ma Scarda è anche tanto altro. In qualche modo, la tua esperienza discografica, visto anche ciò che è accaduto, si arrende al mercato e alle sue dinamiche oppure comunque cerca altrove un senso? E dove?
La mia esperienza discografica, che poi è un disco solo, non si arrende al mercato, non dipende da Smetto quando voglio, perchè si possono vedere video, sulla mia pagina, di persone al concerto che cantano in coro canzoni che col film non c’entrano nulla. Ciò che propongo è ciò che voglio proporre, non mi sono adeguato a cose convenienti.  Forse a cose di tendenza si… il mio disco si rifà molto ai suoni di Dente, Brunori, Brondi, ecc. e sicuramente il prossimo avrà il sound che va di moda adesso, ma credo che non ci sia nulla di male a stare “sul pezzo” riguardo al momento storico che si vive. Ciò che manterrò intatto è lo stile narrativo, i testi,  è li che cerco il senso di ciò che faccio, nel desiderio, e il conseguente tentativo, di fare “poesia”.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Fare pezzi belli, che piacciano a tante persone e allo stesso tempo avere a fianco persone influenti tra gli addetti ai lavori che facciano fruttare il tutto (Manager, Uff.Stampa, booking ecc).

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Si

Finito il concerto di SCARDA: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
“Mambo” di Lucio Dalla

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