Recensione di Nicola Buonsanti
A dicembre scorso il singolo Atlante anticipava l’ultima fatica di Valli. La definisco fatica dopo aver ascoltato tutto il disco perché un disco come questo appunto non nasce per caso, senza fatica e senza ricerca.
Membro e fondatore dei Santo Barbaro e romanziere (Finché c’è vita, treditre editori, 2015), PAV presenta Atlas uscito ufficialmente il 24 febbraio sulla label romagnola Ribéss Record. Al disco hanno partecipato Franco Naddei per gli arrangiamenti, synth ed elettronica e di Valeria Sturba a violino e theremin.
Il concept diventa subito un viaggio scandito da 10 fermate per una durata di 45 minuti.
La musica è innovativa ed è un sunto perfetto delle correnti elettroniche contemporanee tanto che l’associazione a mostri sacri quali Tom Yorke o Jònsi viene quasi spontaneo.
Il pianoforte e la sua voce dettano il tempo emotivo durante l’ascolto e i testi completano quella che può essere considerata un’Opera.
Le parole di Valli meriterebbero sicuramente più di una semplice recensione che prova in maniera modesta a spiegare un po’ le sue volontà artistiche.
Ascoltando in testi di PAV ci si trova davanti ad uno specchio e magicamente l’aria cupa e malinconica ci riflette in una foresta scura dove non siamo più noi stessi e la natura diventa impetuosa nei nostri riguardi.
Frontiera è il brano che secondo me riassume al meglio il tutto.
Un lavoro questo dove l’intimità si mischia alla voglia di voler comunicare e l’impatto è immediato.
Un tassello, questo di Pieralberto Valli, che a mio parere si inserisce facilmente nel mosaico della vera musica Italiana.
Pieralberto Valli – Atlas
Ribéss Records, 2017
Tracklist:
1) Atlantide
2) Falso ricordo
3) Frontiera
4) I nostri resti
5) Il rumore del tempo
6) Cosa rimane
7) La nona onda
8) Esodo
9) Non siamo Soli
10) L’avvento dei futuri
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