Recensione di Gustavo Tagliaferri
Comunque vada, è inutile girarci intorno.
È assodato come il destino di certi uomini, specialmente una volta messisi nei loro panni, sia quello di tentare, tentare ed ancora tentare, che sia una seconda giovinezza od una maturità completa la fase che stanno vivendo. Difatti, si sa, Stefano “Edda” Rampoldi non fa affatto eccezione a tutto ciò, viste le molteplici facce con cui è gradualmente riemerso agli occhi dei suoi ammiratori, quella scarna di “Semper Biot”, soggetta a distorsioni e sperimentazioni di “Odio I Vivi” e prettamente rock di “Stavolta Come Mi Ammazzerai?”. Accezioni sempre differenti alle quali l’ex Ritmo Tribale si è sempre accompagnato mantenendo una certa dignità, e che a loro volta hanno voce in capitolo nel lavoro in esame. “Graziosa Utopia”, come quarto capitolo solista in studio, verrebbe da dire che segue un interessante bivio, poichè da una parte rappresenta un possibile sunto delle idee salienti dei tre lavori precedenti, dall’altra sottolinea soprattutto la voglia di approcciarsi alla canzone d’autore, se non “pop” in senso lato. Un esempio lapalissiano è Zigulì, una dolcezza soffusa che strizza l’occhio a certe melodie un po’ 60’s un po’ 90’s salvo poi affogarle in una trasposizione dreamy, e conseguentemente seguono tanto Spaziale quanto Il santo e il capriolo, la prima un’apertura i cui paragoni con Mina sono tutt’altro che campati in aria, essendo un brano che ben si accompagna a certe atmosfere tipiche delle migliori interpreti, la seconda una conclusione maggiormente rilassata dominata dal piano Rhodes di Luca Bossi. Così via via fino a Benedicimi, schizzato andante brioso i cui archi vanno a nozze con un mood tipicamente rock’n’roll, ai germi elettronici che incombono nel soffocato omaggio capitolino, con tanto di apposito slang, di una galoppante Arrivederci a Roma e persino ipotetici echi di “Stavolta Come Mi Ammazzerai?” udibili in Picchiami, un possibile binomio di aggressività e leggerezza i cui riverberi si accompagnano con un tono burlesco. Ma Edda è anche quel personaggio introspettivo situato al centro di Brunello, le cui chitarre sono sospese tra dissonanze ed impennate, e della cadenzata La liberazione, se non colui che come indubbi zenith del disco propone il beffardo tentativo di concepire una canzone d’amore alternativa, fatta di vibrazioni e rumorismi, quale Signora è, nel risultare assai incisiva, e l’improvvisa svolta simil-disco (con tanto di ritmica ineccepibilmente sostenuta dal batterista Fabio Capalbo) che guadagna forte voce in capitolo una volta sopraggiunta la chiosa di Un pensiero d’amore. “Graziosa Utopia”? Tutt’altro che una semplice utopia, quando riesce a sublimarsi in un disco di livello, conferma definitiva di come Rampoldi, con tutte le sue peculiarità, sia diventato ancor più consapevole delle sue capacità. Un disco assai degno di un dovuto approccio e della dovuta attenzione.
Edda – Graziosa Utopia
(2017, Woodworm / Niegazowana)
1. Spaziale
2. Signora
3. Benedicimi
4. Zigulì
5. Brunello
6. Un pensiero d’amore
7. Picchiami
8. La liberazione
9. Arrivederci a Roma
10. Il santo e il capriolo