In occasione della seconda edizione del Nessun Dorma Rock Fest, il festival musicale dedicato alla musica italiana ospitato dalla città di Guidonia – Montecelio, enorme successo di pubblico e critica, che ha saputo dimostrare che c’è un cuore artistico pulsante e fervido anche nella provincia romana e non solo dentro la Capitale, abbiamo intervistato gli Etruschi From Lakota, Il Branco, i White Thunder e gli Impatto Zero poco prima delle loro rispettive ed esplosive esibizioni.
Etruschi From Lakota
In un momento storico difficile anche per la musica, hanno ancora senso le canzoni di protesta?
Etruschi From Lakota – Le proteste vengono fatte quando si nota un problema, quando c’è qualcosa che non va: c’è chi riesce ad ammetterlo e chi invece non riesce. Noi nelle nostre canzoni ci facciamo molto caso, questo perché ci girano le scatole per diverse ingiustizie, talvolta vissute in prima persona, e quindi spesso le raccontiamo nei testi.
Il Branco – Hanno senso quando si tratta di una protesta non sterile, altrimenti hanno senso le canzoni di reazione, per così dire. Se la protesta in sé è finalizzata a qualcosa, e viene fatta quando c’è qualcosa che non ti sta bene e soprattutto viene fatta con in sé una proposta costruttiva, allora sì, la protesta ha ancora decisamente senso.
White Thunder – Assolutamente sì, proprio a causa di queste premesse, e quindi proprio per il fatto che viviamo un momento di crisi e di rottura musicale non indifferente. È in momenti come questo che le canzoni si devono far sentire, quindi ben venga la protesta artistica.
Impatto Zero – Spesso dipende anche dal pubblico, perché purtroppo non sempre il pubblico è abituato all’ascolto, quindi se si suona solo con l’intento di far arrivare per forza un certo tipo di messaggio, può succedere di rimanere delusi. Probabilmente è molto meglio suonare prima per sé stessi, preoccupandosi successivamente di ciò che arriva.
White Thunder
Quanto è difficile fare dischi e suonare in Italia?
Etruschi From Lakota – Fare un disco è sempre un grande impegno, suonare in giro altrettanto. Entrambe le cose sono delle grandi responsabilità e anche enormi rischi, basti pensare al fatto che basta un temporale, una gomma bucata, uno strumento rubato e salta la serata. L’Italia poi in particolare è lenta, sotto tutti i punti di vista, ma noi siamo tosti e andiamo avanti.
Il Branco – Soprattutto fare un disco è complesso, perché nel nostro caso si tratta di coordinare tre menti più quella del produttore, ed è un bel lavorone, dando sempre esclusiva priorità a ciò che in primis noi vogliamo mettere in quel disco. Lo scoglio del live è un altro tipo di difficoltà perché non sempre è facile far capire al pubblico chi sei, ma è anche vero che è un fatto più naturale.
White Thunder – Indubbiamente il fatto che diversi posti e molte situazioni in Italia, a livello di festival e di locali, non sempre hanno un’apertura mentale – musicale a trecentosessanta gradi, è senz’altro una triste restrizione, a volte più che fare dischi.
Impatto Zero – C’è molta fatica nel far arrivare qualcosa di nuovo. Lo scoglio più grande a volte è proprio trovare un posto in cui ci sia gente disposta ad un ascolto consapevole, con la pazienza e la curiosità di sentire qualcosa fuori dai propri ranghi.
Il Branco
Un artista che consigliate di ascoltare e uno che vi ha influenzati all’inizio?
Etruschi From Lakota – Fantastic Negrito per quanto riguarda il nome che consigliamo. Uno dei grandi che all’inizio è stato fondamentale invece è indubbiamente Ivan Graziani.
Il Branco – Senza dubbio Le Larve. Tra i nostri punti di riferimento, gli Afterhours.
White Thunder – The Other Way Round. Tra i grandi, i Judas Priest.
Impatto Zero – I Metz. Tra i colossi, i Tre Allegri Ragazzi Morti.
Impatto Zero