Recensione di Gustavo Tagliaferri
Come se da una parentesi arrivassero ulteriori spunti per ricominciare. In seguito a “La raccolta dei singoli”, per Fabio Campetti, fresco di nuova line-up, vuol dire molto riprendere in mano le redini degli Intercity. Un ritorno come quello in analisi, “Amur” ha proprio l’intento continuare il discorso di “Yu Hu” ed al contempo voltare la pagina creando un “altro” lavoro, non astenendosi da quanto nato con Campetty: scrivere canzoni pop inserendole in un’ottica tutt’altro che prettamente pacata, come in Teatro sociale, nella titletrack, e nella ballata di turno, un affascinante duetto con Sara Mazo (Scisma) come Le avanguardie. Ma, là dove viene messo in risalto, in sostituzione alla voce di Anna Viganò, il violino di Giulia Mabellini, c’è anche il rock, che va dagli archi di Kyoto alle chitarre di Un cielo cinghiale e Kill Bill, dalle venature noise di Cavallo alle galoppanti fusioni elettroniche di Indiani apache, fino alle venature wave a mò di romanticismo situate in Polar, oltre che una Reggae Song che nell’andamento in levare cela una maestosità di memoria francese. Per essere o meno un nuovo inizio, “Amur” soddisfa non poco, ancora una volta.
Intercity – Amur
(2015, Orso Polare Dischi)
1. Un cielo cinghiale
2. Tu
3. Teatro sociale
4. Reggae Song
5. Indiani Apache
6. Cavallo
7. Kyoto
8. Amur
9. A
10. Kill Bill
11. Polar
12. Le avanguardie