LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: i VALLANZASKA

Intervista di Gianluca Clerici

Il mood è decisamente familiare, la scuola sfacciatamente riconoscibile e gli arrangiamenti non lasciano scampo. Eppure sono i dettagli a fare la differenza. L’ironia è denuncia ed è intelligente sarcasmo che provoca e fa riflettere. Che poi il paragone regge e delle volte vince in sincerità ed ispirazione. Il nuovo disco dei Vallanzaska sa il fatto suo e noi li ospitiamo per conoscere il loro punto di vista alle consuete domande di Just Kids Society

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo voi qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Beh il confine o meglio quello che trasforma la tua passione in lavoro è nientemeno che l’impegno, la dedizione, insomma, il lavoro. Non è una questione di culo. Poi attenzione che magari la botta di culo può aiutarti ma, pensando a noi, suonare per 25 anni consecutivi non è culo. Magri ti fa vecchio, ma anche inaffondabile. E’ appunto la comunità d’intenti di un gruppo di persone, a difesa del tuo stesso progetto, a difesa dell’integrità di quello che vuoi comunicare con le note e con le parole che permette di avvicinarsi a quello che molti vorrebbero, ovvero trasformare una passione in lavoro. Che sia fare musica o il becchino.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi dareste la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Ad internet, solo ad esso, croce e delizia di chi fa contenuti. E naturalmente a voi di JKM.

Secondo voi l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Una visone complottistica direbbe che l’informazione cerca di formare le idee, inquadrare il pubblico. Educarlo direi di no, se non per cose molto terra terra o semplici. Ma, senza essere complottisti, queste cose, cioè di cercare di spostare le masse tramite l’informazione, sono assolutamente reali. Basta studiare la Storia. Tutti i dittatori mirano prima di tutto ai mass media, poi controllano il popolo che per informarsi guarda le notizie che passa il proprio governo. Viene forse in mente qualcuno? Poi è anche vero che l’informazione, che è sempre più legata al business della pubblicità, è costretta a inseguire i gusti del pubblico perdendo così di vista la sua missione di trasparente cronaca del reale. Quando poi uno Stato riesce a creare il gusto delle persone, il gioco allora è ancora più semplice e il circolo sempre più vizioso.

La musica dei Vallanzaska denuncia e fa sorridere, colora di ska e di santo pop italiano. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Cerchiamo spazio, abbiamo voglia di fare quello che ci va. Se diventassimo main stream stando coerenti, sarebbe il massimo. Ci piace il pop? Ci inzuppiamo le nostre canzoni dentro, se miscelare è quello che ci vuole per completare al meglio quelle determinate canzoni. In questo caso non è inseguire ma fare, e magari attendere che il grande pubblico si accorga di noi. Siamo un gruppo che in 25 anni ha cambiato più volte un poco di stile per pura voglia di farlo, e mai così tanto come in “Orso giallo”. Noi suoniamo senza nessun tipo di santi in paradiso da tantissimo tempo, e siamo ancora qui. Possiamo anche continuare così, tutto quel che viene di bello lo accettiamo a braccia aperte. Basta come dire non vendere il culo.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che vi viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Viaggiare in furgone per migliaia di km.

E se aveste modo di risolvere questo problema, pensate che basti?
Si. Barebbe una buona cosa, ma visto che di getto ho detto del furgone, parliamo di una difficoltà relativa, ma oramai ho detto furgone. Che saluto e amo tanto per i 300 mila chilometri che abbiamo già fatto assieme.

Finito il concerto dei Vallanzaska: secondo voi il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
I Modà, così uno capisce la differenza.

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