Recensione di Gustavo Tagliaferri
Basandosi principalmente su un’ottica personale, contrariamente a quanto avveniva decenni addietro con la disco music prima, ed il misticismo chill out degli Enigma, unito al trip hop dei Morcheeba con relative contaminazioni brasiliane da parte degli Smoke City poi, il dubbio che si potesse coadiuvare, specialmente nei club, la componente della seduzione con quella della musica servendosi della stessa maestria allora adoperata si è posto eccome, viste certe sensazioni asettiche che per un po’ di tempo sono risultate predominanti in certi contesti underground e purtroppo prendono il sopravvento in quelli che dovrebbero essere i brani commerciali di massa, ed un po’ fa pensare che non in tanti si siano posti lo stesso quesito.
Proprio per questo, estendendo il tutto al di fuori della sfera personale, va detto che il movimento al centro di Roma Est è un’eccezione alla regola, un punto da cui ricominciare a concepire qualcosa tanto legato al passato di cui sopra, quanto capace di rivolgere gli occhi verso il futuro, rompendo gli schemi e ricominciando a dare voce ad un’altra Venere in pelliccia. Lilith Primavera, artista a tutto tondo, creatura curiosa e seducente ed uno dei nomi di punta all’interno di una simile corrente, ne è un esempio lapalissiano ed incute non poca curiosità ascoltarla finalmente alle prese con un singolo a suo nome, tale Amami, che già dal primo ascolto conferma le impressioni di cui sopra: arrangiamento electro, di ispirazione Peaches, voce suadente e seducente, memore di Amanda Lear, ed un excursus, in mano a Manuel “Cascao” Cascone (già con Lady Maru) che gradualmente apre i propri orizzonti creando un collante tra la dimensione da dancefloor e le ispirazioni kraut e non solo di scuola berlinese, ma soprattutto i Kraftwerk del periodo tra Autobahn e The Man Machine. Ad arricchire il tutto i remix ad opera di Impy, Steve Pepe e Produkkt, rispettivamente un esperimento house post-moderno, un dub claustrofobico infestato da ectoplasmi deep e glitch ed un viaggio con gli occhi rivolti in maniera più che mai evidente alla French house del 2000, e dulcis in fundo una versione acustica riecheggiante i postumi di una festa, come un sogno portato a termine in maniera fiabesca, una ninna nanna inserita in un contesto insolito (a voler azzardare verrebbe da pensare al Gioco armonico tentato una decina di anni fa da Gigi D’Agostino con la sua Bla Bla Bla).
Un brano che non è l’ennesima copia carbone di altri che lasciano impietriti e glaciali, ma convince davvero ed in questi tempi di cedimento da parte dell’eros sonoro rappresenta un idealissimo punto di ripartenza. Aspettando, magari, che la nostra si cimenti nella pubblicazione di un album.
Lilith Primavera – Amami
(2017, Just Good Music For Your Ears)
1. Amami (Radio Edit)
2. Amami (Impy Remix)
3. Amami (Steve Pepe Remix)
4. Amami (Produkkt Remix)
5. Amami (versione acustica)