Photo report di Maria Elisa Milo
Intervista di Francesca Vantaggiato
Un’altra alcolica avventura per Just Kids, ovvero: quella volta che siamo andate ad intervistare i Los Fuocos mentre giravano il nuovo video di What love is.
Ci hanno chiesto di vestire anni ’70 e ci hanno assicurato birra e cibo gratis. Noi non ce lo siamo fatte ripetere, e così alle 12 eravamo al Circolo Arcipelago di Cremona, pronte per seguire le indicazioni del regista Matteo Cavalleri. E dopo 8 ore di riprese, il materiale per What love is era pronto ed i Los Fuocos erano cotti al punto giusto per intervistarli.
Le foto testimoniano la follia di quella giornata.
Una domanda per rompere il ghiaccio: non avete paura che la gente pensi che facciate cose uguali a quelle di gruppi del passato, identiche?
Pado (P.): Domanda facile facile, proprio! E comunque no, perché quello che è stato fatto nel passato è per lo più religione, quindi riproporlo è semplicemente instillare nelle nuove generazioni il verbo del vero rock’n’roll che è nato in quegli anni!
Beh, ma qualcosa di nuovo lo proponete?
P.: Si guarda al passato, ma si cerca sempre di fare qualcosa di personale. Quello che abbiamo noi di molto personale sono le melodie – che sono più punk rock anni ’90 – però riproposte su base hard rock anni ’60.
Gigi, tu cosa ne pensi? Qual è la vostra peculiarità?
Gigi (G.): Per me, noi abbiamo la bellezza del cantante! Poche band hanno a disposizione un’arma così!
Frank (F.): Per me la bellezza del bassista invece!
Beh il batterista è qualcosa di nuovo rispetto a quello del disco precedente ed ha certamente apportato delle novità nelle musiche
P.: Frank è molto preciso ed ha altri ascolti rispetto a noi. Ci ha portato una bella rinfrescata!
Fuocomatic, il vostro nuovo album, con quale etichetta uscirà nel 2018?
P.: Uscirà con la Black Dingo, del nostro amico Gianluca Mendolara. Lui è un nostro fan e un amico che conosciamo da almeno dieci anni. Si è interessato a noi dopo aver prodotto soprattutto irish punk, ed ha deciso di spostarsi verso il nostro genere.
Si è spostato verso il Lodi-punk!
P.: Si, il Lodi Punk, questo nuovo movimento di … di deficienti, sostanzialmente!
Gigi, raccontami la tua parte in questo nuovo disco! Da che background vieni, musicalmente parlando?
G.: I Los Fuocos sono stati quasi sempre un trio, quindi sono una novità! Io provengo dal grunge anni ’90 e qui porto un bel contrasto tra i riff di Pado e quelle che vengono chiamate in gergo le mie pirlate: effetti a nastro, in poche parole! Parti più melodiche e meno acide.
Mi interessa molto questo discorso sul background di ogni componente, perché si sente che nella vostra musica ci sono quattro anime diverse. Frank, tu cosa porti de tuoi ascolti nei Los Fuocos?
Frank (F.): Io sono stato metallaro in una band nu/black metal. Sono nato con gli anni ’70, poi sono diventato metallaro puro, portandomi dietro l’influenza metal
P.: Una delle peggiori l’influenza metal, l’ha presa anche mio cugino!
F.: Mi piace anche cantare, ma sono timido. E poi suono l’armonica.
E perché non mettete anche un pezzo di armonica nel disco?
F.: Ci sto lavorando! È in programma!
Den, manchi tu!
Den (D.): Io simile a Frank, ma sto più sulla linea del metal classico.
Un bel miscuglio, quindi. Grandi cose per questo nuovo disco, a quanto pare
P.: Sicuramente, avere due chitarre arricchisce molto. Il disco sarà più melodico e a 360°: ci sarà dal pezzo hard rock anni ’60 al power pop.
Già questo singolo, What love is, dimostra qualche cambiamento. Anche l’idea di girare un video con una trama poliziottesca anni ’70, coinvolgendo amici e fan, è una novità per voi. Come è venuta fuori l’idea?
P.: Parlando con Gianluca della Balck Dingo è venuto fuori tutto l’aspetto legato alla promozione e ai social a cui noi finora non abbiamo dato grandissima importanza. Qualche anno fa, per avere visibilità bastava fare tante date live, ora invece c’è bisogno anche di video, di foto, di essere presente sui social, insomma.
Questo è il primo video in assoluto, dopo quindici anni di formazione. Quindi avete atteso di arrivare all’apice della vostra forma! Come mai avete scelto proprio What love is?
P.: Le canzoni papabili erano diverse, abbiamo poi scelto What love is perché, oltre ad essere molto orecchiabile e ad avere un ritornello che ti rimane in testa, ha anche un tema più leggero. Ne abbiamo una che parla del tema dei rifugiati di guerra e non ci sembrava adatta a questo tipo di iniziativa, vogliamo dedicargli un altro spazio
Ci sarà quindi un brano su questo tema importante? Tratterete anche argomenti molto seri, quindi. Come mai?
G.: Beh, siamo diventati grandi ed è ora di parlare anche di cose serie.
P.: Il discorso è che con i social oggi leggi tante, ma tante di quelle stronzate omofobe e razziste che dice la gente che abbiamo sentito il bisogno di dire la nostra su questo argomento, così abbiamo scritto Land of gold
Visto che mi avete citato il discorso concerti, cos’è che vi piace del suonare live? Chi come me no suona, si immagina che sia una figata pazzesca!
F.: Il concerto è quello che ti tiene in vita! Io se non dovessi suonare dal vivo, probabilmente non suonerei neanche. Mi piace il suonare davanti ad altre persone che sono lì per ascoltare la tua musica, per i tuoi pezzi inediti, anche se suoni davanti a poca gente, anche fosse solo una. È una cosa che mi dà soddisfazione.
E che cosa succede se il pubblico non gradisce quello che suoni?
G.: C’è stato un concerto l’anno scorso che è andato molto male, perché ogni tanto ti scappa la mano. Tu ci hai chiesto qual è la parte bella del suonare dal vivo, io ti dico qual è quella brutta: l’attesa. L’attesa è estenuante! Arrivi nel locale alle 17, bel giro di un’ora fai il soundcheck, e poi non hai nulla da fare fino a tarda notte, se non bere. Allora può succedere che ti scappi la mano e quando vai sul palco sei fottuto! Cerchi di tirarti assieme, a volte ce la fai, a volte no!
Ma, a livello pratico, se un concerto va male, non c’è un momento in cui fate autocritica?
P.: Si, ci diciamo La prossima volta beviamo di meno eh!
F.: Non succede che ci diciamo tu hai sbagliato qui, tu qui… altrimenti ad ogni concerto ci sarebbe la lista!
P.: Anche perché non siamo turnisti, ma suoniamo per divertimento!
Quindi voi avete un’attitudine mooolto r’n’r!
G.: In realtà proviamo tanto, quindi ci scazziamo se sbagliamo durante il concerto, perché ci teniamo a suonare bene, però può succeder l’errore. Pazienza!
Come avete appena detto, voi non siete turnisti, quindi immagino abbiate altri lavori oltre alla musica. Poniamo che la musica potesse essere la vostra unica fonte di reddito, vi sentireste di cambiare carattere, facendo cose più commerciali con il fine di vendere e quindi di sostenervi economicamente?
F.: Io piuttosto di fare roba alla Rovazzi smetto di suonare! La musica è una passione, non potrei mettermi a suonare cose che non amo
E allora come fate a trovare il tempo e la voglia di suonare, di provare, di inventare canzoni nuove nonostante la stanchezza e il lavoro?
P.: Perché ci sono io che rompo il cazzo! A parte gli scherzi, suonare in una band è una cosa bella e ti viene spontaneo voler suonare.
D.: Posso farti io una domanda? Tu hai certamente un lavoro, eppure sei qui ad intervistare noi. Come mai? Cos’è che ti spinge a farlo?
Mi spinge la voglia di scoprire persone a cui piace tantissimo suonare
D.: Ecco, la stessa cosa vale per noi: scoprire cosa viene dopo il LA
F.: Il SI! Dopo il LA viene il SI!
Quindi qual è il vostro obiettivo?
D.: Fare delle canzoni che piacciono, in primis a noi e poi se piacciono anche agli altri ancora meglio!
P.: Suonare, tanto! Abbiamo passato a suonare in posti terribili, ora la nostra prospettiva è quella di suonare in altri posti, migliori, più grandi! Vorrei suonare al Paradiso di Amsterdam, pieno di gente! A parte tutto, vorrei suonare in posti neanche grandi, ma dove ci siano persone che ti ascoltano, persone che non conosci e che sono lì per la tua musica.
Ultima domanda di rito: qual è l’ultimo concerto a cui avete assistito?
D.: Danko Jones e Small Jacket al Live di Trezzo sull’Adda. Grandi gli Small Jackets, Danko sui pezzi vecchi tanta roba, su quelli nuovi così così. L’ho visto più in forma in passato.
G.: I Mad Caddies al Magnolia! Un gruppo ska punk anni ’90, ora meno famosi. Mi sono divertito
P.: L’ultimo concerto bello che ho visto è stato Alfonso, qui al The Bridge di Lodi. È un ragazzo di Lodi molto bravo, fa cantautorato. E poi sono andato a vedere i Green Day e Rancid a Monza, mi vergogno un po’ a dirlo, ma l’ho fatto!
Che dire: ci siamo divertite, abbiamo ascoltato gran bella musica tutto il giorno, il video ci piace e siamo ben contente che i Los Fuocos siano in uscita con il nuovo disco Fuocomatic… questo 2017 si chiude nel nome del r’n’r e noi non possiamo esserne più felici. Continuate ad invitarci nei vostri video!