RECENSIONE: Fabio Cinti – Forze Elastiche (2016, Marvis LabL)

Recensione di Gustavo Tagliaferri

Fabio Cinti è un personaggio complesso, senza ombra di dubbio, un alieno che da sempre ha avuto dalla sua parte svariate idee di rilievo senza essere mai riuscito del tutto, nella sua ossatura pop e nel suo involucro d’autore, a trovare un equilibrio, nonostante abbia usufruito di due guide che hanno contribuito non poco a forgiarlo come un artista ragguardevole, a livello di carattere ed ispirazione, si chiamino esse Morgan o soprattutto Franco Battiato. Eppure, nonostante ciò, ha sempre avuto dalla sua parte la capacità di tirare fuori, in ognuno dei suoi passati quattro lavori, dei momenti di assoluto rilievo ed, alla luce di questo nuovo capitolo, fa davvero piacere vedere come le sue idee finiscano per essere maneggiate da un nuovo mentore e produttore di tutto rispetto, quel Paolo Benvegnù più unico che raro nel concedere la sua arte senza fare distinzione tra i più o meno noti.

Forze Elastiche, già dal primo approccio, risulta essere un concentrato più che buono di quelle peculiarità che da sempre caratterizzano l’artista di Ceprano e che stavolta risultano ulteriormente ferree, guadagnando in termini di comunicazione sia a livello compositivo, visti i vari intermezzi che fedelmente tracciano un brano dopo l’altro, che di immagine, già da quell’interessante copertina incomprensibilmente bastonata e bandita nell’era dei Torquemada 3.0 poco dopo la pubblicazione: egli non cerca il ritornello facile per imposizione, ma preferisce estendere il suo campo, trovando in più occasioni ideale campo libero su cui mettersi all’opera e nella maggior parte dei casi conseguire l’obiettivo, e non è un caso che le canzoni di maggiore rilievo siano rintracciabili nella solitudine al centro di Io Milano di te, che in un coacervo di traffico e televisione contribuisce a trasfigurare la bowieana Let’s Dance immergendola in un’ottica urbana, nei germi di Tomorrow Never Knows che successivamente attanagliano il rock di Mondo in vetrina, articolata salmodia esistenzialista inserita nell’era dei social, tematica che è parte integrante di un modus operandi che vede il suo svolgimento a sua volta anche nell’incalzante Che cosa hai fatto per meritarti questo, tirata di orecchie a Lorenzo “Jovanotti” Cherubini inclusa, per poi arrivare alle struggenti La gente che mente e Son tornate a fiorire le cose, quest’ultima caratterizzata dal felicissimo contrasto tra la passata ombra battiatiana e la man forte messa da Benvegnù, in questo caso voce addizionale, ed alla parentesi folk in lingua inglese di Wait For The Winter, quasi memore di un suono di scuola Canterbury.

Certo, non tutte le ciambelle riescono col buco, e se altrettanto riusciti sono gli echi kraut misto Kings Of Convenience di Non è facile a dirsi, condivisa con The Niro esattamente come il soliloquio di Cadevano i santi, ove il canto portante stavolta è quello di Nada, le progressioni e digressioni che muovono Il lamento di Peter Parker (dalla cima dell’Empire State Building), una Perturbamento che, non casualmente, sa un po’ di Perturbazione un po’ di Baustelle e la pacatezza situata tra gli archi che tracciano una poetica, quasi dylaniana, L’isola e la slide che man mano tesse Come Bennett, al contempo non convincono del tutto uno spoken word non sufficientemente messo a fuoco come quello di Quadriglia, che ciò nonostante resta un proclama le cui tinte fascinosamente synth-etiche non possono passare inosservate, l’eccessiva pomposità che qua e là caratterizza Paure come cose e l’omaggio a Peter Gabriel di Biko, che guadagna terreno grazie al violoncello di Giovanna Famulari e ad una graduale attenzione ai dettagli dopo una fredda introduzione suona piuttosto incompleto nel quadro generale. Alla luce di ciò non siamo di fronte ad un capolavoro, ma le cartucce dalla parte di Fabio Cinti non per questo risultano essere scarse; anzi, contribuiscono ad innalzare ad un livello assai degno il risultato generale e a fare di “Forze Elastiche” un’opera meritevole di più di un ascolto, forse non immediatamente tra le corde di chi cerca la melodia facile.

R-9241164-1477212116-3174.jpegFabio Cinti – Forze Elastiche
(2016, Marvis LabL)

1. Io Milano di te
2. Mondo in vetrina
3. La gente che mente
4. Intermezzo: Fenice gravitazionale
5. Perturbamento
6. Quadriglia
7. Intermezzo: Popoli
8. Che cosa hai fatto per meritarti questo
9. Intermezzo: Firmamentu
10. L’isola
11. Come Bennett
12. Non è facile a dirsi
13. Wait For The Winter
14. Son tornate a fiorire le cose
15. Intermezzo: A.M.
16. Cadevano i santi
17. Il lamento di Peter Parker (dalla cima dell’Empire State Building)
18. Intermezzo: Uscita
19. Paure come cose
20. Biko

 

 

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