Intervista di Gianluca Clerici
Riccardo D’Avino pubblica un disco dal titolo “Presa d’incoscienza”. Un lavoro di rabbia e di introspezione. La musica d’autore incontra il pop-rock e diventa uno strumento di ribellione, di rivalsa, di coscienza… anzi, ovviamente diremmo, d’incoscienza. Perchè D’Avino lo dice a gran voce quanto siamo incoscienti e quanto tutto ciò che ci circonda è una giostra assurda che pone le sue radici sull’indifferenza globale del popolo. E questo disco non cerca la diplomazia e l’indulgenza. Non la cerca verso se stesso prima di tutto. Giovane grinta che canta di rock. A lui le consuete domande di Just Kids Society:
Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Direi che quel confine si chiama gradimento. E non è detto che lo si raggiunga per forza facendo cose che piacciono poco a te e molto agli altri. Il gusto delle persone è in continua evoluzione e bisogna essere bravi ad intercettarlo, ma lo si può fare anche proponendo nuove cose che possano colpire, vuoi con un messaggio forte, vuoi con qualcosa di molto emozionante. Certo, sarà molto difficile riuscire a vivere di musica se si fa qualcosa esclusivamente per se stessi, perchè bisogna comunicare con gli altri per essere capiti. Ma questo non deve precludere la creatività e l’originalità dell’artista.
Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Beh, non si può negare che la crisi del disco sia iniziata nei primi 2000 con Napster e la diffusione della pirateria musicale e che principalmente continui per questo motivo. E’ logico che le vendite dei CD siano calate di molto a causa di questo incontrollabile fenomeno. Ma è anche vero che, anche se oggi non ci fosse il download illegale, il CD venderebbe comunque di meno, dati i costi di produzione sempre più alti e soprattutto l’innegabile calo in termini di qualità della musica che viene prodotta oggi, a mio parere. Ed è anche la crisi culturale ad aver contribuito a questo impoverimento qualitativo. La musica di oggi rappresenta bene il disimpegno, la delusione, la rassegnazione di un’intera generazione. Perciò si cerca di fare canzoni di facile presa, spesso trascurando la cura per il dettaglio o per l’insieme. Perchè non c’è più niente da perdere. O da dimostrare.
Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Secondo me fa entrambe le cose. Lo insegue e cerca di educarlo. Starà poi al pubblico decidere se “educarsi” o meno.
La musica di Riccardo D’Avino graffia la faccia con un piglio allo stesso tempo romantico e crudo nel suo essere sociale. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Non penso che la mia musica si arrenda al mercato, altrimenti scriverei solo canzoni d’amore (ride). E’ piuttosto invece una musica che cerca un senso nelle cose, che si pone delle domande e cerca di darsi delle risposte. Nel mio nuovo album “Presa d’incoscienza” ad esempio, affermo di essere una persona consapevole della propria incoscienza a livello sociale, emotivo, esistenziale. E non penso proprio che questa sia una tematica scontata e di facile presa per il mercato attuale.
In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Farsi conoscere ed apprezzare davvero. In un periodo in cui le proposte sono tantissime e gli spazi pochi, un artista deve lavorare duro per farsi notare. Non basta essere bravo tecnicamente e non basta nemmeno scrivere belle canzoni. Credo che il successo oggi sia determinato, oltre che dalla fortuna e dal talento, anche e soprattutto dalla capacità di attirare l’attenzione di un pubblico continuamente bombardato da una miriade di proposte di ogni genere. Per farlo ci vogliono intuito, originalità, i giusti argomenti trattati con il giusto linguaggio. E tra il dire e il fare…
E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basterebbe?
Magari non basterebbe comunque (ride).
Finito il concerto di Riccardo D’Avino: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
I Talking Heads di “Remain in light”