Intervista di Gianluca Clerici
Giovanissima e per la prima volta, forse, ufficialmente, si cimenta con l’italiano. Nicole Stella pubblica “Dov’è oro ciò che luccica”, un esordio che trasuda bellezza in questa voce sofferta che trema e si fa scura. Davvero una vocalità poco scontata e ricca di personalità in canzoni che hanno il profumo di un’America roots e di un’Italia di bel canto leggero. Giovane, all’esordio e proprio per questo siamo curiosi di quel punto di vista che sembra incantato e ancora poco contaminato. Le consuete domande di Just Kids Society a Nicole Stella:
Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alla seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Io credo che l’abilità di un musicista che vuole fare successo, inteso come essere riconosciuto come buon musicista da un pubblico, sia proprio quella di abbattere questo confine. Fare musica per sé che viene compresa e apprezzata dagli altri, avere un personaggio forte che si inserisca in un ben preciso ambito del mercato musicale è sicuramente tutto ciò che serve per far diventare la propria musica anche lavoro. È pur sempre un lavoro da imprenditore, che richiede un continuo investimento e una programmazione ben fatta.
Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Non la chiamerei colpa, i tempi cambiano e anche le forme di fruizione della cultura e della musica cambiano. Siamo nell’era del digitale e tutto si sviluppa lì. Come sappiamo è un’arma a doppio taglio perché permette la promozione di musica indistintamente buona e pessima allo stesso modo ed è il pubblico, senza alcuna guida, a scegliere quale delle due ascoltare.
Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Qualche decennio fa era la seconda, l’informazione istruiva il pubblico. Ora è decisamente il contrario, ogni cosa che viene promossa e pubblicizzata è studiata e costruita in base ai gusti e alle tendenze del pubblico.
La musica di Nicole Stella è un bellissimo dipinto di semplicità italiana. Quando il pop e la canzone d’autore incontrano la sensibilità di donna e di quella musica suonata bene, con gusto ed eleganza. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
“Dov’è oro quel che luccica” nasce in totale semplicità e nella maniera più ingenua che si possa immaginare. Sono canzoni scritte da me o scelte tra i pezzi di altri autori e anche se sembra banale da dire, quelle che sono rientrate nel disco ci sono perché avevano un qualcosa che mi risvegliava sensazioni e ricordi. Come avrete sentito, si spazia un po’ a livello di generi musicali e chiaramente qualche brano rientra nel pop, altri un po’ più nel folk e in una tale diversità sicuramente ci sarà qualcosa che asseconda il mercato, ma nulla è stato studiato in questo senso.
In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
La capacità organizzativa. Avere un progetto e un gruppo non è solo suonare, ma mettere d’accordo molte persone con gusti, idee e personalità diverse, organizzare i concerti e le prove, scrivere le canzoni… tutte cose facili se prese singolarmente.
E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basterebbe?
Credo che essere in grado di organizzare e ottimizzare tutte le risorse al meglio sia una gran dote che sto cercando di affinare e che sì, sia fondamentale per indirizzare il progetto sulla strada giusta.
Finito il concerto di Nicole Stella: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Mi piacerebbe molto che fosse mandato uno dei miei brani, ma solo in strumentale, per far restare ancora un po’ nell’aria il nostro sound e anche entrare meglio nelle orecchie e nei ricordi degli ascoltatori.