Intervista di Gianluca Clerici
Un caso non unico ma decisamente raro, soprattutto oggi che tocchiamo il futuro digitale ogni istante e secondo. Trovare un giovanissimo che per l’esordio sceglie di sposare a pieno il cliché degli anni ’60 è cosa assai interessante. Poi è la timbrica vocale che fa il resto, adornando ogni cosa con un bel corredo di costumi, movenze, atteggiamenti e quel mood musicale e melodico che non lascia spazio ad altre interpretazioni. Da Elvis a Tarantino il passo sembra essere breve. L’esordio di Horus Black nelle consuete domande di Just Kids Society:
Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Il confine è il momento in cui per far successo ci si fa corrompere non facendo più ciò che ci piace, ma agendo solo per far soldi ed avere successo. È normale venire incontro ad alcune dinamiche di mercato, ma giudico assai sbagliato vendersi completamente.
Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Allora, al pubblico non darei troppa colpa, poiché prende ciò che gli viene offerto dal mercato, che penso sia il maggior responsabile. Se molti grandi artisti iniziassero oggi non farebbero mai fortuna perché troppo fuori dagli schemi. Oggi si tende a rendere tutto uguale, così il pubblico non ha più scelta e prende per buono quel che gli si da.
Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Per me l’informazione cerca di educare il pubblico, anche se adesso più che altro cerca di rimbecillirlo.
La musica di Horus Black è un bel sentire di anni ’50. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Penso che la mia musica possa essere una scelta alternativa a quel che oggi è maggiormente presente sul mercato italiano.
In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Emergere in un ambiente dove paradossalmente si è poco disposti all’ascolto.
E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Sarebbe sicuramente un gigantesco passo avanti. Si prova ad ascoltare poi semmai non piace.
Finito il concerto di Horus Black: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Non ci ho mai pensato, vediamo…direi per il titolo ” We gotta get out of this place” degli Animals.