Live report di Francesca Vantaggiato
Photo report di Marco Di Terlizzi
Due ore intense e senza soluzione di continuità. Un’orchestra compatta davanti ad un pubblico silenzioso ed immobile. Due ore di video in loop ansiogeni, apocalittici, tesi da sfondo a musicisti di altissimo livello che suonano insieme da vent’anni: i Godspeedyou Black Emperor.
La domanda che ci si pone davanti ad uno spettacolo del genere è quante cose possono essere dette senza parole, solo con suono e immagini? La risposta è che suono e immagini possono essere Politica, con la P maiuscola, quella politica che denuncia, grida, prende posizione, resiste, si ribella, stimola, scuote. Questo è quello che fa la loro musica, il loro spettacolo, la loro arte. Pur lasciando tutti immobili, quando finisce, ha smosso qualcosa dentro di te.
Mi aspettavo inoltre un pubblico di adulti over 40, invece ho trovato molti miei coetanei, tra i 30 e 40, più uomini che donne. Erano tutti elettrizzati, in maniera rispettosa: in silenzio, si scambiano occhiate e battute, applaudono vigorosi. E quando sul palco sale il sax, rimaniamo tutti tra lo stordito e l’ipnotizzato: note libere, concatenate, violente del free-jazz. Il pubblico era totalmente sbigottito e mi sono trovata a chiedermi: Ehi, cosa è appena successo?
Dietro di loro, un’incessante concatenazione di video, iniziati con la scritta Hope che si staglia bianco su nero. Io concerto è stata una piena e costante sonorizzazione delle immagini, in un misto di ambient, bolero, classica, post-rock in un continuo crescendo di tensione. Un’esperienza straniante, devo dire. Una vera e propria OPERA drammatica fatta di squarci, strattoni, tuoni e fulmini sonori, in cui mi sono trovata completamente immersa.
La posizione migliore per goderne? Le sdraio, in fondo a destra.