Quasi una decade di attività Il Muro del Canto la saluta e la festeggia col quarto album in studio, “L’amore mio non more”, anticipato dal singolo “La vita è una”. Monumentali, sacrali, caustici, irriverenti, veri, tosti, diretti, romani, poetici, fiammanti, duri, romantici, blasfemi, brucianti, corrosivi, puri: questi sono Daniele Coccia Paifelman (voce), Alessandro Pieravanti (voce narrante, batteria), Ludovico Lamarra (basso), Alessandro Marinelli (fisarmonica e pianoforte), Eric Caldironi (chitarra acustica) e Franco Pietropaoli (chitarra elettrica), da poco subentrato a Giancarlo Barbati Bonanni, che registra comunque l’album, questo è il loro sound inconfondibile e graffiante, il loro marchio, con cui il sestetto capitolino si è saputo brillantemente imporre negli anni attraverso l’evoluzione della canzone popolare romana con grazia e rispetto, evitando lo scimmiottamento, ma al contrario, riscrivendone i connotati e donandole una nuova linfa, uno sguardo giovane e critico di chi, con disincanto, vive i miracoli e le sciagure di una città e di una generazione complesse e complicate.
La romanità de Il Muro del Canto in questo disco incontra e ben si sposa con le sonorità americane del west, con la ruvidezza del suono che musicalmente riproduce alla perfezione gli scandali, le illusioni e le disillusioni, i sogni, avverati, ed alcuni mai sognati, il confronto generazionale, aspro, cocente, i drammi e i malanni di esseri umani deturpati, delusi, disingannati, incattiviti, innamorati, vili, che troviamo nelle parole di Coccia Paifelman, voce della band unica ed incomparabile, che entra e penetra nelle vene.
Arricchito dagli spaccati de “Roma maledetta” e “Il tempo perso”, i monologhi recitati del sempre carismatico Pieravanti, una toccante interpretazione del brano “Ponte Mollo” di Lando Fiorini, dall’eterea voce di Lavinia Mancusi in “Senza ‘na stella”, dal primo brano in italiano della band, l’incendiaria e dolce “Stoica”, nonché dagli ospiti Andrea Ruggiero al violino e Davide Di Pasquale alla tromba e al trombone, ne “L’amore mio non more” Il Muro del Canto è come un gruppo di mitologici gargoyles, che come nella fortunata serie animata Disney degli anni novanta, da un castello inter pares dominano con occhi di pietra la città, che per certi versi sembra quella della serie, per le nostre creature addormentata da mille anni per effetto di un losco incantesimo, per altri è invece tristemente sveglia, a volte cupa e torbida, a volte gaia, gioviale, accogliente, serena, ricevente.
Il Muro del Canto riporta finalmente in auge la canzone d’autore politica, che non ha timore di schierarsi, la canzone di protesta, di attualità, che altro non è poi che la canzone della non paura, della non connivenza o dell’accondiscendenza, quella della verità, con un disco che va ascoltato e gustato fino all’ultima nota, lungo un sentiero al contempo dolce e violento.
TRACKLIST
-
Reggime er gioco
-
Stoica
-
L’amore mio non more
-
Novecento
-
Senza ‘na stella
-
Roma maledetta
-
Cella 33
-
Al tempo del sole
-
Ponte Mollo
-
La vita è una
-
Domani
-
Il tempo perso