Intervista di Gianluca Clerici
Avevamo ospitato Margherita Zanin per la nostra rubrica Just Kids Society in occasione del recente EP titolato “Radiomarghe” (Ecco il link). Un breve assaggio di quel che era stato ma soprattutto di quel che sarebbe stato di li a poco con il nuovo disco “Distanza in stanza” pubblicato il 7 giugno da Volume! e Platform Music. Ed eccoci di fronte ad una scrittura intima e personale, riflessioni al chiuso delle proprie stanze come luoghi segreti del proprio sé da cui non poter scappare senza priva aver fatto di conto. E la Zanin si confessa e mette a nudo le sue speranze, i suoi bisogno, le sue insofferenze. Un disco che parla di tutti noi, confrontandosi con il tempo che scorre sempre più veloce, sempre più digitale. Come il suono che promette di celebrare quel certo beat del nostro futuro, matrice di stampo internazionale, scuro e intenso, dove svetta di personalità la sua voce in un mix che ormai la contraddistingue. E sono canzoni dalla melodia efficace che arrivano dal fondo del nostro tempo personale… un fondo su cui tutti cerchiamo di far luce. E tutto questo portato a spalla da una scrittura che spesso si fa leggera e seducente di femminilità, di quell’intelligente visione aperta alle contaminazioni più attuali. Ogni canzone si apre con una frase della cantautrice ligure, letta e interpretata da nomi importanti della scena indie italiana. Chi sono? Scopritelo da voi navigando a vista tra queste belle sensazioni di pulito…
“Distanza in stanza”. Un bellissimo gioco di parole per raccontare l’intimità della propria vita… nelle stanze si resta distanti da cosa?
Nelle mie stanze resto distante dalle distanze, da ciò che manca e da ciò che non mi piace. Al tempo stesso, le stanze, hanno creato in me una sorta di dipendenza e lentamente sono piombata in un flusso di cambiamento che mi ha portato ad essere positiva e felice, nonostante tutto
Le immagini racchiuse in queste stanze sono legate ai sentimenti più contrastanti che avvolgono la nostra esistenza; amiamo, ci deprimiamo, ci rallegriamo, ci sintetizziamo.
Spero che chi ascolti questo disco possa riflettere e sentirsi coinvolto. Mi affaccio leggera alle mie ‘turbe giovanili’.
L’Ep di recente pubblicazione lasciava presagire ad un disco energico e ricco di colore… eppure ha contorni molto noir, scuri, introspettivi… è una mia impressione o sbaglio?
Ho pensato tantissimo a quello che ho vissuto, credo che questa cosa si sia riflessa nel mio disco. Non per altro contiene una canzone che si chiama ‘Non mi diverto se penso troppo’, ovviamente resto ironica, nonostante la prorompente flessione dark.
Ho imparato a convivere con tante sfumature di me stessa, tutto va bene se seguo le emozioni del momento.
Anche la copertina rispecchia un po’ queste mie impressioni… ce la racconti?
Una stanza che diventa faccia, una faccia che guarda distante, vedere una stanza.
Andare oltre, riflettere, attraversare finestre della mente, emozioni, idee, pensieri.
Una copertina che rispecchia la sensazione che ho provato quando ho pensato al titolo del mio disco e alle persone che lo avrebbero ascoltato.
E parliamo di produzione: un disco che, se mi concedi il termine un po’ forzato e scenico, mi piacerebbe definirlo berliniano. Dicci la tua…
Lo definirei più internazionale come arrangiamenti, anche se sono canzoni in italiano. Mi spiego meglio, l’italianità è data ovviamente dalla lingua ma, c’è molto di più da dire. Le influenze sono multi direzionali e vanno dai cambi di accordi tipici della musica d’oltre oceano a melodie vocali più sofisticate che spaziano dal soul, al blues, al brock. Questo lo rende un disco ‘multi/genere’ e difficilmente classificabile. Una cosa non voluta, ma nata così. Ovviamente, ho anche una parte pop, ed un’altra più dark, Diventa divertente, trasformarsi!
Il tempo. Stiamo andando contro la compressione di ogni cosa. Un concetto in totale antitesi contro le riflessioni al chiuso delle proprie stanze, non trovi? Mi piace quest’accostamento…
Il tempo condiziona la materia che lo crea ed è tutto relativo. Le stanze sono una visione metaforica, con la mente non rimango quasi mai chiusa al loro interno. Con l’immaginazione possiamo persino pensare che il mondo possa diventare un posto migliore. Sogno al massimo!
A chiudere: il disco ospita nomi importanti della scena indie, voci che recitano frasi ad introdurre ogni brano. Come li hai scelti e come li hai intercettati?
Ogni canzone racconta una stanza in cui vivere emozioni sonore. Nell’ambiente la filodiffusione di un mondo carico di sperimentazione. Ogni stanza ha una chiave per accedervi, che viene rappresentata da una frase, un incipit di accesso, una intro letta da grandi artisti che hanno voluto spalancare la porta: APPINO (The Zen Circus), PIERPAOLO CAPOVILLA, MAURO ERMANNO GIOVANARDI, CRISTIANO GODANO (Marlene Kuntz), LODO GUENZI (Lo Stato Sociale), MORGAN, MOTTA, OMAR PEDRINI, RICCARDO SINIGALLIA, DAVIDE TOFFOLO (Tre Allegri Ragazzi Morti), oltrechè da LELE BATTISTA produttore artistico del disco, che ha dato a “DISTANZA IN STANZA” forti identità sonore. Siete curiosi?