Giovanni Capurso è docente di Filosofia e Storia, giornalista e scrittore. Pubblica nel 2015 “Nessun giorno è l’ultimo” per Curcio Editore e nel 2017 “La vita dei pesci” per Manni Editori. Nel 2019 esce per Alter Ego Edizioni “Il sentiero dei figli orfani”, un romanzo di formazione che racconta la nostalgia del passato e il desiderio di ritrovare le proprie radici dopo essere fuggiti dalla propria terra d’origine.
a cura di Rosanna Lenzi
«Ci presenti il tuo ultimo romanzo di formazione Il sentiero dei figli orfani?».
Certo. Siamo agli inizi degli anni Novanta, a San Fele, paesino della Lucania talmente in alto che gli altri paesi sembrano “presepi accartocciati” e dove il tempo è sbiadito come in una vecchia fotografia. Qui il giovane Savino si affaccia all’età acerba dell’adolescenza insieme all’amico di origine albanese, Radu, detto l’Anguilla (sottinteso il riferimento al protagonista de La luna e il falò), per la sua abilità nel tuffarsi nel torrente del Bradanello. Da “Principiante della vita”, Savino percorrerà l’estate come si esplora una strada in salita. Ma la vita non è una successione di passi giusti o strade sicure, piuttosto è un’arrampicata fino alla cima della montagna del proprio destino. Il suo tragitto sarà scandito da incontri inattesi: il primo è con Adamo, un forestiero trasferitosi ai margini del paese, con un passato da alcolizzato e un presente all’apparenza inchiodato alla sua sorte di sconfitto; l’altro con Miriam, una ragazzina di città in vacanza con la madre e il patrigno, vecchio amico della famiglia di Savino. Miriam è bella, disinibita, e diventerà il sogno in cui si cullano le irrequiete notti del protagonista, turbato da un sentimento che scopre per la prima volta dentro di sé. Un sogno tuttavia destinato a infrangersi contro una realtà che si rivelerà drammatica.
«Nel romanzo Il sentiero dei figli orfani affronti il tema della nostalgia e della necessità per i giovani di dover lasciare la propria terra per riuscire a trovare un lavoro dignitoso. Il protagonista del romanzo, Savino, ripercorre la sua infanzia nel paese che ha dovuto abbandonare: “esistono corse all’indietro verso il passato”. E il passato è infatti uno dei temi del romanzo; Savino ricorda la sua giovinezza, per comprendere meglio il presente, per comprendere meglio sé stesso. Quali sono gli altri temi portanti dell’opera?».
A distanza di alcuni anni, Savino diventato adulto, ha scelto come molti abitanti di questa terra capace di lasciare orfani i propri figli, la via dell’abbandono per cercare altrove la propria vocazione. Durante il ritorno per il trigesimo di suo padre rivive in maniera nostalgica il suo passato come riscoperta delle proprie radici. È dunque un romanzo circolare, non solo nello stile letterario, ma anche nell’aspetto psicologico perché ho provato a spiegare come il nostro presente è sempre il risultato spesso contraddittorio del nostro passato. Il passato in tal senso è un intero che comprende sia aspetti piacevoli che sgradevoli. È quello che dice Gustav Jung utilizzando la metafora dell’ “ombra”: saremo più felici solo quando accetteremo quella parte della nostra personalità dolorosa.
«Il protagonista del romanzo Il sentiero dei figli orfani, Savino Chieco, viene presentato adulto in un momento di forte nostalgia, in cui si abbandona ai ricordi del suo passato, della sua ultima estate prima di perdere l’innocenza dell’infanzia. In quei mesi Savino sperimenta per la prima volta la morte e l’amore, e comincia a capire che la realtà in cui vive gli sta stretta: “pensai che anche i fiumi prima o poi scendono al mare e io, che ne rincorrevo uno tutti i giorni, non ci ero mai arrivato”. Come descriveresti il tuo protagonista?».
I fiumi mi han sempre attirato, confluiscono sempre in qualcosa di più grande. Il fascino è forse in quel loro continuo passare rimanendo immutati, in quell’andarsene restando, come dice Eraclito, in quel loro essere una sorta di rappresentazione fisica della storia, che è, in quanto passa. I fiumi sono la nostra storia. Il nostro protagonista, Savino, rivive la sua vita proprio come un fiume che vuole trovare uno sbocco naturale ai sui conflitti interiori. E questo è ciò che segna il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta.
«Adamo è il personaggio più complesso del romanzo, un uomo che ha imparato ad amare la solitudine, una persona libera, senza un posto da chiamare davvero casa. La relazione con Adamo diventa per Savino l’unico momento di evasione dalla realtà provinciale: “i nostri scambi mi facevano sentire che anch’io avrei potuto essere all’altezza della vita”. Chi è davvero Adamo? Che punto di vista sull’esistenza porta all’interno della storia?».
Adamo, se mi permetti, lo definirei un personaggio archetipico. Da cui la scelta del nome: come nella Genesi è colui che sbaglia, che compie il peccato, ma che cerca di rialzarsi. Nel romanzo dovrebbe essere il cattivo, un alcolizzato, un poco di buono che si è fatto la galera, ma che si rivela dotato di sentimenti profondi.
«Qual è il significato del titolo del tuo romanzo Il sentiero dei figli orfani?».
Il protagonista Savino scala i sentieri del suo paese adagiato come una farfalla su un monte come si scala la vita. Mi è sembrata una metafora efficace per spiegare come il cammino della nostra vita porta prima o poi alla possibilità di trovarci soli dianzi alle nostre scelte. E quest’ultimo aspetto, quello della responsabilità, è il confine sottile che separa la giovinezza dalla vita adulta.
«Ci racconti di cosa parla il tuo precedente romanzo di formazione La vita dei pesci? Ci sono legami con la tua ultima opera?».
C’è indubbiamente un’affinità di genere. In entrambi i romanzi ci sono due ragazzini che passano progressivamente dal loro mondo immaginario alla consapevolezza della complessità di ciò che li circonda. Scoprono entrambi che il mondo adulto non è a nostra disposizione.
«Cosa significa per te scrivere e raccontare storie?».
Da professore di Filosofia condivido l’idea di Platone secondo cui attraverso la narrazione ( data anche dal mito ) sia possibile trasmettere un messaggio altrimenti difficile da comprendere. Un romanzo ha valore nel momento in cui genera una tensione etica o apre una riflessione morale. Oggi purtroppo la letteratura è invece sempre più orientata all’intrattenimento, chiara conseguenza della mentalità consumistica. Ma questa è un’altra storia.
Titolo: Il sentiero dei figli orfani
Autore: Giovanni Capurso
Genere: Romanzo di formazione
Casa Editrice: Alter Ego Edizioni
Collana: Specchi
Pagine: 204
Prezzo: 14,00 €
Codice ISBN: 978-88-9333-146-3
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