#JUSTKIDSREADING: intervista a J.L. Bryan autore di “Teologia del dominio”

J.L. Bryan (Atlanta, 1978) ha studiato letteratura inglese a Oxford e all’Università della Georgia, e sceneggiatura all’UCLA. Tra i suoi romanzi si ricordano: “The Unseen” (2013), “Inferno Park” (2014), “Helix” (2009) e le serie soprannaturali “The Paranormals” e “Ellie Jordan, Ghost Trapper”. Il thriller distopico “Teologia del dominio” (titolo originale “Dominion”, 2009) è stato tradotto e pubblicato in Italia nel 2019 dalla casa editrice Urban Apnea Edizioni. L’autore del libro, J.L. Bryan, non ama i riflettori, e cercando di interpretare le sue visioni e le sue intenzioni, rispondono all’intervista Dario Emanuele e Dafne, nella doppia veste di traduttori ed editori del libro.

A cura di Antonella Quaglia

Teologia del Dominio Cover

«Ci presenti il tuo romanzo Teologia del dominio
Teologia del Dominio è un romanzo che parla della riscoperta del sé. Utilizzando i ritmi del thriller, l’ambientazione orwelliana tipica del distopico e le suggestioni del romanzo sociologico, parla di un uomo comune che, volente o nolente, si ritrova a dover riscattare la propria identità, a stravolgere le sue certezze consolidate nella società dei consumi e dei mass media per proiettarsi nel reame palpabile dell’umanità, così fragile, carnale, perfino ingenuo, ma nello stesso tempo viscerale e invincibile.

«Negli ultimi anni il genere distopico è tornato ai vertici del panorama letterario. Qual è il motivo secondo te? È forse dovuto alla paura dell’uomo di un futuro sempre più incerto e dominato da violenze e sopraffazioni?»
Abbiamo vissuto l’imporsi della borghesia negli anni ’50, le grandi ribellioni anti-sistema degli anni ’60 e ’70, l’epica tensione della guerra fredda anni ’80, il benessere frivolo e globalizzato degli anni ’90, poi all’improvviso, il crollo delle Torri Gemelle ha provocato il collasso della storia, poi la crisi economica, la crisi dei valori e della società civile. Il sogno del XX secolo si è inesorabilmente trasformato in un incubo, e le nostre classi dirigenti, a loro volta spodestate dai poteri della finanza internazionale e da una rete di strutture a carattere sovranazionale, hanno ben prestato il fianco al dilagare dei movimenti cosiddetti “complottistici”. E viene da sé, dal complottismo al “distopico” il passo è breve, anzi quasi conclusivo.

«Da Teologia del dominio: “Ma deve esistere un altro modo di vivere. E non è forse nostro compito capire qual è?”. Sono le parole di Daniel Ruppert, il protagonista del tuo romanzo. Giornalista di professione, dopo essere stato costretto per anni a dare notizie false alla popolazione, decide di ribellarsi a un sistema corrotto e oppressivo ricercando e divulgando la verità. Ci racconti qualche dettaglio di questo interessante personaggio?»
Daniel è un personaggio mite, sulle prime ambiguo, che fino a quando la situazione non si rivela irrimediabile, e l’angoscia e il disgusto non hanno il sopravvento, non ha la forza di porsi questa domanda. Ma quando finalmente se la pone, la carica di tutto il suo più ampio significato e combatte senza tregua, fino all’ultimo respiro, una lotta disperata. Ma non è un personaggio straordinario, al contrario, Daniel è l’uomo comune, non è di sottilissima intelligenza, appare buffo e naïf a volte, fatalmente destinato a misurarsi con una realtà esasperante che ormai è solo una farsa. E nel passaggio dalla abiezione passiva a quella attiva, l’autore ci regala la parte migliore della costruzione convincente di questo ottimo personaggio.

«In Teologia del dominio si assiste a un controllo capillare della popolazione americana da parte dello Stato e dei dipartimenti deputati a fare il “lavoro sporco”. La chiesa detiene nelle sue mani un potere immenso, favorendo i condizionamenti messi in atto dal governo. Dal romanzo: “se fingevi di credere a qualcosa abbastanza a lungo, alla fine l’abitudine ti rendeva un vero credente, soprattutto quando i meccanismi di ricompensa sociale ed economica portavano i loro frutti”. Da quali fenomeni sociali o eventi realmente accaduti hai tratto ispirazione per costruire la trama del tuo romanzo?»
Sia dal movimento politico neoconservatorista interventista, favorevole all’uso delle forze militari per abbattere i governi avversi agli ideali occidentali, sia alle tematiche religiose dei dominionisti che in molti dei punti del loro programma sposano le idee dei neocon. Per il resto si attinge molto alla realtà dei fatti, la diffusione massiccia di fake-news, l’ascesa inarrestabile della potenza cinese, e il controllo territoriale dei giacimenti di petrolio.

JeffBryan

«Tre buoni motivi per leggere il romanzo Teologia del dominio»
Primo perché l’autore presenta la storia di un futuro dispotico negli Stati Uniti dove si instaura un regime totalitario di ispirazione religiosa, ponendoci importanti spunti di riflessione su quello che accade oggi, soprattutto in Italia, e ci pone anche delle domande implicite a cui a volte non è facile rispondere. Secondo perché la storia si dipana tra alti e bassi e cambi di ritmo narrativo notevole in modo da non abbassare mai il desiderio della lettura, scorrevole, con un linguaggio mai banale, e puntuale senza essere difficile. Terzo perché è un libro per tutti, è un thriller, una storia d’amore, un romanzo giallo, insomma Bryan ce l’ha messa tutta per rivolgersi a un più ampio pubblico possibile.

Titolo: Teologia del dominio
Autore: J. L. Bryan
Genere: Thriller Distopico
Casa Editrice: Urban Apnea Edizioni
Pagine: 316
Prezzo: 15,00€
Codice ISBN: 978-88-9441-062-4

Contatti
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