INTERVISTE: ASIA GHERGO

Intervista di Gianluca Clerici

Parliamo di vitalità e social ancor prima di parlare di musica. I nuovi mezzi, le nuove dinamiche, i nuovi concetti di visibilità. Che poi ormai iniziano a divenire talmente quotidiano che definirli ancora “nuovi” non so quanto sia opportuno. YouTube prima, artista della scena indie poi. Da un canale seguito da oltre 80 MILA iscritti ai palchi più importanti. Giovanissima Asia Ghergo, dalle sue interpretazioni chitarra e voce dei più importanti brani della scena indipendente di oggi, approda ad un suo disco personale che ha intitolato “Bambini elettrici” di cui ovviamente esiste un video ufficiale in rete per il primo singolo estratto “Angeli”. Quelle tonalità di ruggine e di colori noir nella sua voce che forse cerca l’America e le tinte di blues. Ma anche una intimo bisogno di rivoluzione contro una società fin troppo omologata. E dietro le righe di queste prime canzoni inedite della Ghergo, c’è l’amore e la speranza… c’è il bisogno di riprendersi il posto che tutti meritiamo, per la nostra bellezza prima di tutto. Ognuno la sua… 

Ciao Asia… con te vorremmo davvero parlare di viralità, di social network e quindi di come tutto questo aiuti l’arte e la musica. Secondo te quanto la musica di oggi sia inevitabilmente legata ai social?

La musica di oggi è estremamente legata ai social network, ma non solo, ogni singolo aspetto della nostra società odierna si fonda su strumenti come Instagram, Facebook e YouTube. La nostra generazione sta evolvendosi di pari passo a questi nuovi mondi tecnologici. Oggi se non hai un profilo social praticamente non sei nessuno, e a mio parere è una cosa davvero triste. Al tempo stesso però so che non si può più tornare indietro; per me l’utilizzo dei social network è diventato fondamentale per poter far conoscere e diffondere la mia musica a più persone possibili, e so che questo è importante anche per tutte le altre persone che lavorano in questo mondo.

Voglio farti una domanda pungente: spesso nelle tue canzoni racconti di una generazione che ha troppe ferite provocate da una società che in fondo sta distruggendo l’individuo più che valorizzarlo. Tanti studiosi pensano che è proprio l’era del digitale, dei social, del tutto e subito che possiamo avere grazie a queste nuove frontiere a creare tutto questo. Dunque ti chiedo: sei d’accordo con questa visione?

Di certo sono d’accordo con il fatto che ci stiamo allontanando sempre di più da quelli che sono i valori umani. Oggi si fa tutto dietro ad uno schermo, per parlarsi basta entrare in una chat ad esempio. Tutto questo mi ha fatto rendere conto che siamo portati a sentirci sempre più soli. Possiamo avere anche 50 persone con cui parlare “on-line”, ma non sarà mai come andarsi a prendere un caffè con un amico vero. Oggi è sempre più difficile stringere rapporti sani e reali. Mi auguro che le persone sappiano distinguere le due differenze. 

E se si, come ti senti ad essere un “prodotto” (scusami se uso questa parola, prendila nel modo corretto) proprio di quei social che sono la causa di queste ferite?

Io so di essere un prodotto di YouTube, non rinnego assolutamente la mia provenienza. Anzi devo molto a questo format, devo molto ai social network in generale, quindi non posso parlarne male. Se oggi sono qui ed ho realizzato il mio disco lo devo anche a quei mezzi. L’importante è saperli usare nella maniera più adeguata. Ad esempio io ho sempre cercato di mostrarmi per quella che ero veramente, una ragazza semplice che ama la musica e ama condividerla con chi ha voglia di fermarsi un attimo ad ascoltarla. Nel mio piccolo mi sono sempre impegnata a comunicare messaggi positivi, e sono contenta che molte persone alla fine si siano affezionate a questo mio mondo.

Facciamo un salto e parliamo di grafica. Bellissima questa cover. Ce ne parli?

Ci ho messo davvero tanto per trovare la grafica che fosse più adatta a bambini elettrici. Ne ho cestinate a centinaia, ci tenevo davvero che avvenisse una sorta di colpo di fulmine, un po’ come succede alle spose davanti all’abito giusto. Alla fine ho capito che doveva essere proprio come il disco, doveva rappresentare me, a pieno. Quindi ho unito tutte quelle immagini che in un modo o nell’altro rappresentano i vari aspetti del mio carattere e della mia persona, e ho realizzato un collage. Mi piace davvero tanto, non la cambierei con nessun altra copertina al mondo.

Quanto passato c’è nel tuo modo di fare canzone? Quanto devi al passato dei grandi maestri?

Probabilmente rispondendo così deluderò qualcuno, ma un grande maestro per me è stato Calcutta. Quando ho sentito per la prima volta le sue canzoni sono rimasta quasi fulminata. Amo il suo modo di scrivere, amo i suoi testi, amo la sua attitudine. Il mio sogno più grande era quello di diventare come lui un giorno, di riuscire ad emozionare gli altri proprio come lui ha emozionato me dal primo istante. Non c’è una sola canzone in tutta la discografia di Calcutta che io non apprezzi; il mio obiettivo più grande è quello di poter cantare insieme, anche se so che probabilmente non avverrà mai, ma come dico sempre, la speranza è l’ultima a morire.

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