Intervista di Gianluca Clerici
Disco trascendentale forse, disco intimo e solpsistico, disco che non possiamo non etichettare, alla stregua di molti, spiritualistico e poetico. Alberto Nemo firma con la produzione di Mayday il suo quattordicesimo disco personale dal titolo “Io Dio No”, ampio pellegrinaggio dentro se stessi in un lavoro antico e curato in ogni piccolo particolare, dai voli pindarici di voce con queste meravigliose tinture di cui è capace il nostro, alle derive che danzano senza soluzione di continuità tra elettronica digitale e suono semplice, acqua e sapone. Perché l’immersione nell’io sembra un viaggio trasparente ma allo stesso tempo foriero di insidie e colpi di scena. Alberto Nemo dedica spazio anche ad una sua ispirazione che è Dino Capana, omaggiandolo con una sua personale codifica sonora della composizione poetica “Le Vele”. Un disco che l’artista Mauro Mazziero firma personalmente promettendoci copertine dipinti a mano, uniche per ogni copia. Proviamo l’immersione, senza presunzione e senza fantasmi nei nostri armadi.
Un quattordicesimo disco. Partiamo da qui. Davvero complimenti per il tuo lavoro così prolifico. Da dove nasce tanta musica dentro?
Ogni giorno entro nel mio studio con un proposito: realizzare un brano, inciderlo e pubblicarlo. È il mio lavoro. La musica scorre naturalmente dentro di me. Nel mio “Manifesto della Musica essenziale” ho esposto la mia idea di musica, un decalogo che è nato dal mio modo di arrangiare e realizzare i pezzi musicali. Ho molta cura di ciò che faccio, tratto il mio pubblico come me stesso.
Oggi che siamo nella totale depressione del disco tu ne pubblichi tanti. Una controtendenza… non pensi di saturare il tuo personalissimo spazio?
È la critica che sento spesso nei miei confronti. Alla luce dei fatti che viviamo in questi giorni penso che il mondo della musica, e non solo, cambierà radicalmente. Un artista ha il dovere di realizzare, se ne ha la capacità, quanto più materiale possibile e di buon livello, ogni giorno passato senza produrre è un giorno perso. La musica sarà sempre più presente nella vita delle persone e non solo nei modi che oggi conosciamo. La musica è un cibo per l’anima, così io l’ho sempre intesa, un linguaggio spirituale e universale. Per questo desidero produrne il più possibile senza mai venire meno al rispetto, alla qualità e al valore che un simile prodotto deve avere.
E per restare in controtendenza prometti di consegnarci dischi unici grazie alla pittura di Mauro Mazziero. Perché questa scelta?
Non è solo una promessa, è realtà. A chi lo chiederà sarà inviata una copia del disco personalizzata da un dipinto di Mazziero sulla copertina. Chi è ancora tanto coraggioso e in controtendenza da continuare a comperare dischi merita un prodotto speciale in ogni suo aspetto.
Tra l’altro sei un artista che sottolinea tantissimo il suo aspetto estetico e grafico. Cosa significa per te?
È una componente essenziale del mio lavoro. La cura di ogni parte del prodotto che offro significa rispetto verso di me e di chi ascolterà o acquisterà il disco. Si tratta di prodotti di bellezza per l’anima e con l’anima non si scherza.
“Io Dio No”. Un titolo che rimanda alla celebre canzone di Battisti ma che davvero c’entra ben poco, anzi nulla. Ci aiuta a codificarlo?
Sono cresciuto con le canzoni di Battisti, ma c’è una bella differenza tra il mio titolo e “Dio mio no” in cui viene raccontata una vera e propria storia. Mi piace suggerire e non raccontare, chiedo a chi mi ascolta di fermarsi e stare con me per il tempo della canzone, ascoltarla con la stessa attenzione con cui io l’ho fatta. So di chiedere molto ma io non faccio “fast music” anche se dicono che produco molto. Le mie ricette vanno assaporate con calma.