Intervista di Gianluca Clerici
Avevamo ospitato COSTA per l’anteprima del primo di questi 3 singoli pubblicati in rete nelle settimane precedenti. Una trilogia d’autore, di pop leggero e di grandi soluzioni della tradizione main stream italiana, quasi a voler riconfermare il gusto e la potenza di certe radici che, il futuro digitale che stiamo vivendo, cerca di rivoluzionare. Una trasgressione spesso mal riuscita se pensiamo quando poi risultano efficaci produzioni in cui la semplicità regna sovrana… ed è un passato che non smette di avere ragione e peso sociale. Ed è il caso del cantautore abruzzese Angelo Costantini, COSTA per l’anagrafe musicale, che ci regala (in ordine cronologico) i singoli “Sole e cenere” (video ufficiale), “Sonni soavi” (video ufficiale) e infine “Evanescente” (video ufficiale). Produzioni dal suono pulito, video anch’essi di uno stampo un poco anni ’90 e la narrazione che si dipana passo dopo passo in un filo logico che in qualche misura non si chiude su se stesso, non si risolve ma lascia una libera via di fuga per le interpretazioni personali… quando la canzone d’autore si fa preziosa di allegorie per uno scopo alto come il cercare se stessi e riconoscersi… che in fondo sono il vero cuore pulsante delle ragioni dell’arte. In arrivo il disco d’esordio di COSTA e noi vogliamo ritrovarlo oggi per approfondire qualche curiosità.
Ti abbiamo invitato per un’anteprima del primo di questa serie di video. Prima che esca il disco ci va di approfondire qualcosa. Ci stai anticipando questo primo disco che pare avere un sapore leggero, di cantautorato classico. Partiamo da qui: per te che significato ha questa forma, come mai ti sei diretto in questa direzione artistica in un momento di ampia contaminazione digitale che de-struttura la canzone in se?
Il sentiero a dir vero è un po’ intricato dal momento che nel corso degli anni ho investito la maggior parte delle energie nella scrittura delle canzoni. Mi sono occupato molto del contenuto e della forma canzone ma poco o pochissimo del loro aspetto produttivo. In realtà non mi sono mai soffermato troppo sul genere musicale bensì sulla purezza dell’intenzione. Proprio per questo motivo non volendomi collocare in nessun genere in particolare la scelta classica rimaneva forse la più trasversale in grado di rispettare e non snaturare la composizione. D’altronde il cantautorato classico è stato per me il primo pane, proprio perché ciò che rimane valido e vivo nel cantautorato è proprio il processo di impasto e lievitazione degli elementi emotivi in grado di sfornare un buon pezzo. Nonostante legato all’aspetto più acustico non provo reticenza per alcun tipo di suono che sia digitale o elettronico. Sono consapevole che questa scelta può sembrare retrò ma preferisco un esordio in veste classica che rispetti le mie canzoni piuttosto che indirizzarmi verso sonorità digitali particolarmente in voga che si impongano sula canzone aldilà della loro bontà. E’ chiaro che in quest’ottica solo il tempo che potrà restituire giustizia a questa scelta forse adesso poco comprensibile (commercialmente)
Che poi anche il tuo apparire, estetico, di mood dentro i video ufficiali… tutto molto classico anch’esso… o sbaglio?
Ho voluto esordire in sordina quasi come quando ci si sofferma a guardare un passante. La scena musicale è pervasa da un sensazionalismo basato sull’esasperazione delle immagini e della performance. Penso che tutte queste dimostrazioni muscolari non facciano bene né all’arte né alla società, semmai al business. Infondo il mio ostentato aplomb è in questo senso una velata provocazione ai più incomprensibile.
In questo trittico di release si svela la verità. Ho voluto leggerla così, come un viaggio dentro la verità di se stessi. Un bisogno tuo personale o un invito sociale per gli altri?
“verità” è una parola a cui sono particolarmente legato dal momento che è sempre stata fondamento della mia ricerca artistica e personale. Il viaggio che racconto in questi tre video è strettamente legato all’atto creativo non visto come gesto estetico ma come ricerca estetica che in quanto esplorazione vuole affondare la mano dentro le cose e al loro cuore.
Si, credo che questo viaggio sia una responsabilità, un dovere ma ancor di più un diritto di qualsiasi persona quindi è senz’altro anche un’invocazione sociale.
Chi c’è dietro la canzone di COSTA? Nel senso: dalla nascita di queste canzoni al disco finale, quali sono le mani che ci hanno lavorato?
Io mi sono occupato della scrittura musicale e testuale delle canzoni per intero per quanto riguarda l’arrangiamento, la direzione artistica ed il suono mi sono affidato alle mani esperte di Domencio Pulsinelli ed il suo Bess Recording studio al quale si devono le influenze spiccatamente cantautorali avendo collaborato con illustri cantautori “classici (Finardi, Vecchioni, ecc..) quasi tutte le voci sono state registrate nello studio di Enrico Flynt Mambella mitico e storico fonico per molti anni della squadra di Vasco Rossi. La post-produzione è stata curata da Cristiano Romanelli (frontman degli UMMO) nonché amico di lunga data. Mentre per quanto riguarda la promozione sono al seguito di Giulio Berghella e la sua DCOD communication.
E il prodotto finale? Quanto ti assomiglia e quanto assomiglia all’idea che avevi inizialmente?
Per ogni singola canzone l’idea che avevo inizialmente è mutata diverse volte nel corso del tempo, considero le canzoni nel loro intrinseco mutare intorno ad un nucleo fondante che rimane lo stesso, Al di là della somiglianza che dovrei ricercare in uno specchio trasfigurato dal tempo penso che per una buona parte la loro intenzione sia stata rispettata.
Oggi siamo immersi dentro un’indifferenza che copre ogni cosa, famosi e non. Un cantautore, classico e non, un artista che cerca di parlare alle persone: oggi come vive e come si difende dall’indifferenza?
Il primo antidoto contro l’indifferenza per un cantautore è la composizione vista sia come atto creativo che come flusso meditativo. Le vibrazioni delle note che rimbalzano nella stanza e toccano prima l’epidermide poi le corde più profonde dell’anima ti ricordano ogni volta di esistere, di essere presente e di essere in mezzo agli altri. La musica per me ha uno spiccato ruolo nel forgiare l’identità personale. Penso che se la nostra società vive l’indifferenza e nell’indifferenza è proprio perché soffre di acute crisi di personalità, crisi dettate per buona parte da un mancato esercizio di percezione di sé e degli altri.
Per finire: trovare se stessi, significa anche trovarsi dentro la musica che si confeziona al pubblico, bella e precisa, o anche questa in fondo è una maschere estetica che mettiamo per scendere in piazza?
Fin quando si tratta di una maschera estetica, ovvero in grado di solleticare i sensi, alimentare un dibattito interiore e suscitare emozioni, come avveniva nella tragedia greca, allora ben venga. Il problema sorge nel momento in cui si tratti di una maschera anestetica in cui la parte di efficacia commerciale svilisce l’emozione. Per quanto mi riguarda è ancora troppo presto per riuscire a svincolare il mio più genuino proponimento artistico dalla dimensione acustica (chitarra-voce), ora però mi trovo nell’ottica di raccogliere il maggior numero di feedback sulla mia produzione musicale e al contempo lavorare duramente per trovare la mia strada discografica.
Bellissima intervista, sopratutto bellissima interpretazione di evanescente , ho provato una forte emozione ascoltandola, il cantautore ha trovato se stesso , e ognuno di noi può abbracciare se stesso e dirsi:finalmente! Ma dove sei stato in tutto questo tempo!