Intervista di Gianluca Clerici
Lo avevamo ospitato nella nostra rubrica sociale, avevamo scoperto il suo punto di vista a guardare il mondo discografico e non, il mondo quotidiano che si evolve verso un futuro che, per molti aspetti, ci sembra assai primitivo. Indaghiamo più a fondo per quanto possibile visto che da poco Mezzalibbra ha pubblicato un nuovo video e un nuovo singolo: “XXL”, secondo estratto ad anticipare un disco d’esordio firmato da Automatic Records. Funky, Soul e pelle nera all’orizzonte, come d’altronde ci aveva sottilmente preannunciato con questa voce che sembra sposare a pieno le trame del blues invece che sedere comodamente dentro il pop main stream italiano che veste. Un nuovo singolo e nuove domande per saperne di più di Davide Corneli e del suo essere Mezzalibbra.
Ti avevamo ospitato nella nostra rubrica “sociale” Just Kids Society. Con questo nuovo singolo cerchiamo di andare oltre. La direzione di Mezzalibbra: qual è?
L’obiettivo della mia musica in generale è quello di valorizzare la figura umana con i propri difetti, preoccupazioni e paure. Oggi sembra che si stia cercando di nascondere la parte umana delle persone favorendo l’apparenza. Si sente quasi la necessità di essere “conformi” a qualche standard. Con la musica voglio ricordare che siamo tutti unici ed insostituibili, con i nostri pregi e difetti, che rimarcano la nostra unicità.
Se ti dicessi che questi brani li avrei visti molto meglio cantati in inglese? Ho detto una banalità?
In realtà no, per curiosità ci ho provato e potrebbe essere. Sono laureando in Mediazione Linguistica, ma nonostante ciò ho deciso di cantare in italiano, perché sebbene stia continuando a studiare inglese, non sarà mai la mia lingua madre. E purtroppo poi si sente. Però alla fine mi ispiro molto alle sonorità soul americane, cercando di applicarle all’italiano.
Il mondo elettrico, analogico contro l’elettronica che impera quasi ovunque oggi. Continua il tuo percorso vintage in qualche modo… sarà così tutto il disco?
Probabilmente si. Però, ovviamente, non demonizzo l’impiego di nuove sonorità. Voglio solamente che il primo album sia il più diretto possibile, affinchè il messaggio che ho da dare passi in maniera fluida e senza filtri. La musica non è e non può essere statica, per cui sicuramente più in avanti si penserà anche ad altri suoni e ad altre soluzioni stilistiche.
Parliamo del disco: come mai la scelta di anticiparlo così per gradi?
Ho preferito fare le cose con calma, anche perché è un mondo totalmente nuovo per me, che piano piano sto scoprendo. E’ necessario, secondo me, capire quali passi fare piuttosto che contare quanti farne.
Che forse sta perdendo il valore morale e artistico dell’oggetto disco?
Per la maggior parte del pubblico forse si. Io, come pochi altri, sono un romantico che colleziona i suoi dischi preferiti. Purtroppo e per fortuna, ci sono nuovi modi di fare musica e di ascoltarla e bisogna semplicemente adeguarsi. Non esiste giusto o sbagliato, anzi, abbiamo più scelte e a noi spetta solo decidere quale scelta fare.
Mezzalibbra ad oggi, riascoltandosi, si riconosce? Col senno di poi, cioè, questo viaggio sta somigliando a quello che ti aspettavi?
Probabilmente è anche qualcosa in più rispetto a ciò che mi aspettavo. Ci sono ancora diverse incognite, ma sto vivendo belle soddisfazioni e spero che da qui in avanti siano sempre di più. Mezzalibbra sono sempre io, il viaggio non cambierà ciò che sono, ma sicuramente ogni piccolo passo mi lascerà qualcosa, positiva o negativa che sia. Voglio andare avanti.
Il colore di questo suono? Il colore di questo disco? Io ho sempre pensato al blu, ascoltando questi due singoli di Mezzalibbra…
Il blu è il colore della mia vita. Le canzoni che scrivo, in qualche modo, sono il riflesso anche del mio vissuto. Il blu è un colore particolare: può essere triste o felice in base al significato che gli dai. Traggo anche ispirazione dal Blues, che è il genere triste per antonomasia, ma è anche quel genere che ti fa muovere la testa e i piedi a tempo e che può anche farti ballare.